Alta Fedeltà

Hi-Fi è l’abbreviazione di “High Fidelity”, inglese per Alta Fedeltà. Il maiuscolo è d’obbligo in quanto si tratta, non dico di una scienza o filosofia (a volte forse si!), ma di un fatto culturale. Dopo il boom degli anni settanta e una sorta di rinascita tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, al giorno d’oggi sta diventando sempre più un fenomeno di nicchia dato che la modalità più diffusa di fruizione della musica è lo streaming online da dispositivi mobili.

Ciò non significa che lo streaming non possa essere a livello di Alta Fedeltà, le piattaforme offrono anche abbonamenti con risoluzioni a livello CD od oltre. Ma usufruirne con gli auricolari o cuffie bluetooth (che tra l’altro non supportano l’alta risoluzione) è qualcosa di piuttosto lontano dal concetto di Alta Fedeltà. Questo tipo di riproduzione musicale necessita di un impianto HiFi, il cui fulcro sono la coppia di diffusori opportunamente posizionata in una stanza. Poi a monte ci può anche essere un dispositivo che faccia lo streaming da internet (purché a qualità CD) ma quei dati devono essere convertiti in analogico da un Dac di livello accettabile e poi amplificati da un amplificatore HiFi che piloti i diffusori. Altrimenti non si pò palre di Alta Fedeltà.

hifi
La dignità dell’Alta Fedeltà viene dal fatto di essere direttamente connessa alla Musica, con la emme maiuscola in quanto nobile ed antica forma d’arte. La passione per l’Alta Fedeltà ha senso solo se derivata dalla passione della Musica, quella “vera”, da distinguere da fenomeni meramente commerciali. Altrimenti si riduce solo ad una passione per gli strumenti elettronici che la riproducono o peggio all’ossessione, anche piuttosto costosa, per le prestazioni elettriche di un dato componente o marchio, piuttosto che per il motivo principale per cui si è disposti a sborsare soldi: ascoltare Musica di qualità con un impianto di qualità.
Questo non significa assolutamente impianto costoso o per pochi ricchi. L’Alta Fedeltà è ottenibile da chiunque non sia troppo vicino alla soglia di povertà. Non è certo un bene primario, ma anche in case di persone piuttosto benestanti è oggi difficile trovare un buon impianto. Qualche anno fa era probabile che ci si trovasse un sistema Home Theatre con 5-7 diffusori o lo “stereo” compatto, ossia lettore CD/mp3, radio e casse in uno strumento solo. Oggi al massimo ci sono dispositivi che amplificano in qualche modo l’audio del cellulare (se non si ascolta direttamente dal televisore!).
Solo due canali stereofonici
Tengo anche a precisare che la riproduzione in Alta Fedeltà prevede che l’impianto sia stereofonico. La stereofonia si basa sul principio che due sistemi di altoparlanti opportunamente progettati siano in grado di riprodurre il suono degli strumenti e la loro posizione nello spazio in modo molto vicino all’originale.
Per decenni questa configurazione ha funzionato benissimo, raggiungendo livelli di qualità più che soddisfacenti per milioni di appassionati. Anni fa si tentò di proporre sistemi quadrifonici con scarisssimo successo. Da qualche tempo si hanno a disposizione fino a 7 canali in impianti Home Theater e alcune registrazioni audio tentano di sfruttarne le caratteristiche per offrire una riproduzione musicale più coinvolgente. Come molti, io ne sono molto poco convinto, e tra i molti vi sono diversi addetti ai lavori con più cognizione di causa di me. Con un buon sistema stereofonico ad Alta Fedeltà si può godere dei film anche meglio che con un sistema HT di costo paragonabile.
Immaginate un gruppo di 4 o 5 musicisti che suona in un auditorium. Due microfoni dalle caratteristiche opportune possono essere posizionati in modo da raccogliere le informazioni sonore un po’ come fanno le nostre due orecchie.
I due canali Stereo riproducono il suono raccolto dai due microfoni. Se i diffusori sono opportunamente posizionati, il sistema è in grado di ricreare, con le dovute approssimazioni, un effetto molto simile a quello che si avrebbe essendo presenti di persona all’evento, compresa la posizione dei musicisti e la sonorità dell’ambiente originale. Questa è l’Alta Fedeltà. Questo tipo di ascolto è un piacere e per ottenerlo ci vogliono gli strumenti adatti, a partire dalla stanza di ascolto.
Ma al tempo d’oggi c’è ancora spazio per l’Alta Fedeltà?
Immaginate questa scena: un giovane appassionato di musica si chiude nella sua stanza, sceglie un album in vinile – si, un 33 giri – lo apre, sfila il disco nero dal suo involucro di carta facendo attenzione a non toccarlo se non ai bordi, prende l’apposita spazzolina e la passa ripetutamente sui due lati del disco per rimuovere la polvere. Poi lo poggia con cura sul piatto, fa partire il giradischi e fa discendere la puntina all’inizio del solco del lato A. A questo punto alza il volume dell’amplificatore, lo regola, e va a sedersi sulla sua poltroncina appositamente dedicata, posta a metà tra le due casse e alla giusta distanza da esse. Quindi si gode, magari a occhi chiusi, lo spettacolo mentale innescato dalle sue orecchie, riuscendo quasi a vedere, a toccare i suoi beniamini come quasi fossero là, a suonare nella sua stanza. Poi il lato A finisce, il ragazzo si rialza, ferma il piatto, rimuove il disco, dà un’altra pulitina al lato B e lo ripone sul piatto per procedere all’ascolto della seconda parte dell’opera, senza interruzioni, dato che l’autore l’ha così concepita, come un tutt’uno, un susseguirsi logico di brani ed emozioni fruibile solo con l’ascolto dell’album nella sua interezza. Sembra una scena d’altri tempi. E lo è davvero…
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Oggi, nel nostro mondo frenetico, è difficile, se non impossibile, trovare un’ora libera per ascoltare musica in questo modo. Non si riesce neanche a trovare un quarto d’ora. La musica oggi si ascolta distrattamente, mentre si fa altro, mentre si prepara la cena, mentre si guida, si passeggia o si prende l’autobus. Non c’è niente di male a farlo. Solo che così si è persa, o si rischia di perdere, la possibilità di avere con la musica un rapporto più naturale. Lo streaming audio ci consente di portarci in tasca nel nostro telefono cellulare quasi tutta la musica pubblicata. Il digitale è molto utile e comodo, lo uso anch’io, ma bisogna sapere che il digitale compresso, così come l’ascolto in mobilità, ha poco o nulla che fare con l’Alta Fedeltà.
Il digitale e la fretta
Non mi stancherò mai di fare il parallelo con la fotografia: anche qui il digitale ha fatto grandi cose, ma si sta perdendo il rapporto con la foto che l’analogico, la pellicola riuscivano a dare: la scelta della pellicola adatta all’occasione è la prima cosa, prima di uno scatto ci si pensa, si riflette, perché non si hanno molte possibilità. Uno scatto così “pensato” contiene molta più emozione e rappresenta di più quello che volevamo trasmettere di una immagine scelta da una sequenza di scatti digitali in rapida successione. Se poi è un artista a usare la macchina digitale è un altro discorso…
Allo stesso modo, ascoltare un brano o più, presi a casaccio da album diversi, è sicuramente piacevole e divertente e lo faccio anch’io a volte, come uso spesso la fotocamera dello smartphone per fermare ricordi occasionali, ma per cercare di capire un’opera d’arte come un long playing musicale, che sia inciso su vinile, su CD o trasmesso in streaming, bisogna ascoltarlo nella sua continuità e interezza, concentrandosi solo sulla musica. Se non si ha intenzione di fare questo è inutile passare al passo successivo, che è l’Alta Fedeltà.
Ecco il motivo di questa pagina: divulgare, diffondere le basi dell’Alta Fedeltà a chi volesse scoprirla e avvicinarvisi per la prima volta. Per gli esperti ci sono svariati siti. Questo può far loro sorridere. Immagino il lettore-tipo di questa pagina come qualcuno che fosse stupito che ci sia davvero gente per cui il posizionamento dei diffusori (le casse) in una stanza è fondamentale, che ascolta (e preferisce) ancora i dischi in vinile, che trovi insufficiente ascoltare musica in mp3, per cui è normale ascoltare un album nella sua interezza senza saltare da una traccia all’altra o peggio interromperla prima della fine. Non si tratta di pazzi, ma solo di appassionati di Musica che amano ascoltarla nel migliore dei modi.
Vi parla qualcuno che, durante la scossa principale del terremoto dell’Irpinia nel 1980, una volta al riparo sotto il montante della porta d’ingresso, tornò indietro per sollevare dal vinile la puntina del giradischi di un amico per evitare danni…
Avevo 16 anni…