Il giradischi

Per assemblare un impianto Hi-Fi minimo, bisogna scegliere una sorgente sonora, un amplificatore e dei diffusori. La sorgente potrebbe anche essere, perché no, un giradischi!

Davvero? Ancora oggi?

Ebbene si. Può darsi che a casa vi ritroviate con qualche “pezzo” che ritenete d’antiquariato ma che invece può essere riesumato con discreti risultati. Magari il vecchio giradischi lo ritenete obsoleto, ma al contrario può essere molto meglio di un lettore CD di costo medio (quelli economici li prende a sberle senza problemi). Non ci credete? Vi invito a casa mia per un ascolto…

Thorens TD 165 – Grado Prestige Gold

Usato sicuro?

Se avete un giradischi vecchio sarà quasi sicuramente necessario rimetterlo a punto. Niente di complicato ma ci vuole pazienza, su internet si trovano tutte le informazioni che servono. Generalmente un giradischi (tipo Thorens o Linn) è dotato di un sistema di sospensione con delle molle regolabili (immagine in basso da The Analog Dept) che ne determinano l’isolamento meccanico e gli permettono, se opportunamente tarate, di ruotare su un piano perfettamente orizzontale.

Le sospensioni in un Thorens suspension da the Analog Dept

Una delle prime cose da fare in un giradischi di questo tipo è valutare lo stato delle sospensioni dando un colpetto con il dito nei pressi del centro del piatto e vedere se riesce a fare quattro o cinque oscillazioni verticali prima di fermarsi. In caso contrario il sistema di sospensioni andrà smontato per ripulire ogni parte, le molle in particolare, e se serve, sostituirle. Andranno poi rimontate regolandole in modo che il piatto sia perfettamente orizzontale e libero di oscillare verticalmente. Inoltre la rotazione del piatto deve avvenire senza strani rumori e con regolarità. Il perno su cui gira il piatto non deve essere rigato, deve avere gioco nullo o minimo e va oliato a dovere. L’olio è lo stesso usato per le macchine per cucire e per le armi. Anche alcuni olii per motore 10W40 (es. Castrol GTX) fanno bene il lavoro.

Per essere un buon candidato al posto di sorgente è forse meglio che il giradischi sia a cinghia. Quelli a trazione diretta, a parte eccellenti eccezioni, si sono rivelati meno precisi e longevi e nettamente più complicati da rimettere a punto. La cinghia che trasmette la rotazione dal motore al supporto del piatto (foto a sinistra – Thorens TD160) deve mantenere le sue capacità elastiche. Se ha molti anni conviene cambiarla con una modica spesa. E’ importante che sia delle dimensioni giuste, identiche all’originale.

La puleggia del motore in un Thorens TD 160

Anche la testina quasi certamente sarà da cambiare. È fondamentale sceglierla bene, magari tra marchi come Grado, Ortofon, Goldring, Audiotechnica, ma senza spendere cifre esagerate rispetto alle potenzialità del giradischi e del braccio (si parte intorno ai 50 euro). Questa è una regola importante che vale per l’impianto nella sua interezza: inutile accostare elementi di livello nettamente diverso; le prestazioni del sistema potranno dare solo il massimo che riesce a fare l’elemento più debole (la resistenza di una catena è uguale a quella dell’anello più debole). E’ bene assicurarsi che la testina prema sul disco alla pressione per cui è stata progettata (si trova tutto su Internet).

Infinity Black Widow II

Se più leggera si perderanno informazioni sonore durante la riproduzione, fino anche ad un vero degrado della qualità; se troppo pesante, oltre all’aumento spropositato dei bassi, otterremmo anche una precoce usura della puntina e dei nostri dischi. Spesso è possibile sostituire solo la puntina (stilo), senza dover cambiare l’intera testina, i dischi …non sempre. Durante la riproduzione la testina dovrà essere perfettamente verticale e il braccio orizzontale. Se proprio non è possibile, meglio che il braccio sia in discesa verso la testina piuttosto che in salita. Se il braccio fosse difettoso o non troppo buono si può anche sostituire abbastanza facilmente. Nel secondo caso ci si può anche riservare l’opzione per un futuro in cui avremo più disponibilità economiche. A volte, accoppiare al giradischi il braccio giusto può rivelarne potenzialità sonore enormi, che sarebbero rimaste nascoste in eterno senza aver effettuato la sostituzione. Ripeto, un giradischi usato, anche molto economico, ma ben costruito alla sua epoca e ben regolato può dare ancora oggi delle sorprese incredibili!

Grado Prestige Gold

Il giradischi deve essere su una superficie completamente piana e orizzontale. Deve anche poggiare su una base estremamente rigida. L’ideale sarebbe il marmo o il cemento. Un vetro spesso va bene, purché non sia su un piano che vibra e oscilla con facilità. Esistono appositi pannelli da montare a muro. Ah, non meno importante: gli amplificatori odierni non sempre prevedono un ingresso specifico per il giradischi analogico (l’ingresso “fono”). Collegare un giradischi ad un normale ingresso linea produce suoni fastidiosissimi – evitare! Alcuni modelli della già menzionata Project prevedono un amplificatore fono incorporato e possono essere collegati ai normali ingressi linea. Altrimenti bisogna procurarsi un pre fono esterno; in questi casi è bene valutare il livello del giradischi/piatto/testina a disposizione: entro certe cifre e meglio investire su amplificatori integrati che abbiano un ingresso fono dedicato (alcuni Nad, Cambridge e Rotel; Audio Analogue, Unison Research, salendo di qualità). Un pre fono esterno è consigliabile solo oltre un certo livello di prestazioni o se proprio non possiamo fare a meno del nostro amplificatore o pre/finale.

Un buon giradischi si può sicuramente trovare sul mercato dell’usato. Sono praticamente indistruttibili o facili da riparare e, se ben tarati, possono dare grandi, grandissime soddisfazioni. E’ importante capire che un giradischi analogico offre molte possibilità di miglioramento nel tempo, sostituendo, man mano che ci si prende gusto, parti come la testina e il braccio, i più direttamente responsabili del suono. Si può cambiare il poggiadisco originale con un panno in feltro, sughero o altri materiali smorzanti; si può aggiungere un “clamp” in grafite che poggi sul disco mentre ruota smorzandone le vibrazioni; i cavi stessi sono passibili di miglioramenti, per non parlare di un preamplificatore fono dedicato, se migliore dell’ingresso fono del nostro amplificatore. Insomma, un giradischi migliora molto nel tempo e la qualità del suono è indescrivibile rispetto al rumore a cui siamo oggi abituati oggi. Provare per credere…


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Pearl Jam: Spin the black circle (Vitalogy, 1994)