Ricordi e automobili

L’auto è simbolo di progresso e rappresenta il tempo in cui viene prodotta. In Italia la prima auto per tutti è stata la Fiat 500, una piccola opera d’arte in linea con i canoni di bellezza dei centri storici che qualunque città italiana, grande o piccola che sia, può vantare. Era una vera auto italiana per gli italiani. Ancora oggi è amatissima e bellissima. Alla fine degli anni 50 stava per iniziare il boom economico e per alcuni era possibile acquistare un’auto piccola, ed economica anche da mantenere, come la 500. Iniziava così la motorizzazione dell’Italia. Chi poteva qualcosa in più acquistava una 600, già prodotta da qualche anno. Poi in pieni anni 60 venne l’850, quasi una berlina, un’auto per chi poteva permettersi davvero qualcosa in più, da quasi ricco. Le auto “base” divennero poi la 127 e la 128.

Alfa Romeo, che aveva prodotto cose mai viste come la 1900 nei primi anni 50 e la Giulietta a fine anni 50, si inventò la Giulia e fu un successo enorme. Un altro pianeta, forse meglio dire galassia, rispetto alle sue contemporanee. Insegnò al mondo a creare auto di un certo tipo. Non era per tutti, costava un po’: derivata dalle corse, veniva implementata una soluzione per il cliente “normale” che poteva guidare per le strade d’Italia “l’auto che vince”. Nacque il mito Alfa Romeo nello stesso periodo in cui nacque il sottoscritto e forse per questo mi porto dentro una passione, se pure moderata, per il mito. Poi, man mano che gli italiani aumentavano in media il loro benessere, divennero disponibili sempre più anche le auto straniere e negli anni presero il sopravvento in alcuni settori.

Generalizzando molto, oggi l’auto italiana è ritenuta di qualità inferiore a quella estera, in particolare tedesca. Nella realtà dei fatti non è vero. Ci sono stati periodi bui ma in generale un’auto italiana non ha nulla da invidiare ad una diretta concorrente tedesca (sicuramente i ricchissimi marchi tedeschi offrono molta più scelta, soprattutto nei settori più costosi). Ma forse il punto è proprio che una volta si costruivano auto per passione, oggi solo per vendere. Non dico che fossero tempi migliori se non per il fatto che io ero giovane; erano anni di piombo e c’era la guerra fredda. Anche oggi non ci facciamo mancare i problemi ma sono tempi diversi, con la passione si rischia di fallire (come è successo per Alfa Romeo). E’ il mercato globale, dominato da finanza e marketing. L’auto è spesso uno status symbol e nella società dell’apparire vendono meglio le auto che danno un’immagine di successo economico. Le auto di una volta hanno un’altra anima, le Alfa Romeo in particolare. Erano anni in cui possedere un’auto aveva un significato totalmente diverso…

Mi è sempre piaciuto guidare, ma non o mai sognato di avere auto di lusso o super sportive tipo Ferrari o Porsche. Fin da piccolo mi hanno sempre affascinato le auto di tutti i giorni, quelle che vedevo popolare le città ogni anno di più, sempre di più, fino ad essere davvero troppe. Ma guardare una vecchia automobile mi porta a pensare che un tempo era stata il modello più recente, un po’ come accade agli esseri umani, quando ripensano alla loro gioventù e a come erano diversi i tempi in cui quei modelli erano la modernità. Probabilmente questa pagina del mio sito è il sintomo che sto invecchiando: quando guardo una vecchia auto vengo riportato indietro nel tempo, come una vecchia canzone ci riporta alle emozioni che provavamo in un’età passata.

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Avevo pochi anni quando mio padre acquistò usata la sua prima auto, una Skoda 1000 (sopra sono ritratto davanti ad essa nel giorno dl mio 5° compleanno); pochi giorni dopo il mio 42° compleanno acquistai la mia prima auto nuova, una Skoda Fabia

Nei limiti del possibile, ho sempre cercato di avere un’auto che per qualche motivo mi interessasse, che mi facesse piacere guidare, ma assolutamente senza fanatismi. Per me l’automobile è incontro di tecnologia e design, simbolo di viaggio, se vogliamo anche un po’ di libertà, anche un po’ di storia. Mi piace molto infatti legare i vari modelli di auto, magari quelli che hanno lasciato un segno, al periodo storico in cui percorrevano le strade.

“L’automobile è interessante in sé, come oggetto, come grumo di immaginazione, ha una natura doppia, muove e occupa, mi trasporta e mi può uccidere” (E. Benassi). Le automobili infestano le nostre città e le inquinano. La rottamazione, ma anche la produzione, di automobili inquina il pianeta. Dilemma: inquiniamo di più comprando un’auto nuova meno inquinante ma che ha inquinato durante il processo di produzione, o tenendoci più a lungo un’auto vecchia? Gli Stati finanziano le compagnie automobilistiche in crisi, ogni famiglia possiede più di una automobile, ecc. Bisognerebbe cercare di limitare certi eccessi, ma nel contempo, visto che serve e visto anche che si vive solo una volta, perché negarsi un piacere della guida, se per qualcuno un piacere è? Come in tutto, basta non esagerare…

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L’Alfa 156 che ho avuto tra il 2010 e il 2020 era per me una degna discendente della Giulia

Ed ora cominciamo con i ricordi.

La prima auto di famiglia fu una vecchia Skoda anni 60. Una Skoda è stata anche la prima (ed ultima) auto da me acquistata nuova. Oggi la usa mio padre, che è quindi tornato a Skoda dopo 40 anni. Fin da piccolo non facevo che chiedergli il nome dei vari modelli di automobile e lo tempestavo di domande sulle auto. Come molti bambini, dopo un po’ ero in grado di riconoscere i vari modelli che incontravo. Da subito mi appassionai all’Alfa Romeo Giulia.

Decenni più tardi, dopo essermi tolto soddisfazioni ben più importanti, posso dire, per quel che può valere, di essere riuscito ad avere auto eredi di alcune dei miei sogni di allora. Dopo aver guidato l’Alfa 156, erede della Giulia, per oltre 10 anni, ho poi avuto l’erede della Ritmo che mi piaceva da ragazzo, una Fiat Bravo. Ed oggi sono tornato ad Alfa Romeo con una splendida 159, erede dell’Alfetta e dele 1750/2000 degli anni 70.

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