Le origini antiche dell’Aikido

origini_aikidoIl più antico documento letterario del Giappone, il Kojiki (“cronaca di antichi eventi”), è un testo shintoista che narra la storia della famiglia imperiale dal 554 fino al 628. In un passaggio si legge di una antica forma autoctona di lotta detta Tegoi: “… Quando Takeminakata no kami prese la mano di Takemikazuchi no kami, la mano divenne una colonna di ghiaccio, poi di nuovo cambiò nella lama di una spada, ed egli perse completamente ogni speranza. Poi, a sua volta, Takemikazuchi no kami prese la mano di Takeminakata no kami. Egli la tenne come se fosse un giovane giunco e poi la buttò via da parte.”
Si dice che il Tegoi sia all’origine del Sumo. Nell’868, la supervisione del Sumo durante i banchetti di corte fu trasferita al Consiglio degli Affari Militari, e da allora in poi fu controllata dalle guardie Imperiali. Le tecniche basate sul Tegoi furono trasmesse come “metodo Aiki In-Yo (yin-yang)” per un lungo periodo, sino all’ Assemblea di Sumo dei guerrieri Kamakura (Periodo Kamakura = 1192-1333).
Secondo la leggenda, il principio dell’Aiki fu scoperto dal principe Teijun, sesto figlio dell’imperatore Seiwa (850-880) della dinastia Seiwa Genji. Il primogenito di Teijun si chiamava Tsunetomo Minamoto (894-961) ed è il capostipite del clan Minamoto. Da questi il principio dell’Aiki venne tramandato alle generazioni successive della famiglia nel Sumo per Samurai dell’epoca Kamakura. Questo tipo di Sumo era un po’ diverso da quello che conosciamo, non c’era il cerchio ed era appunto orientato alle arti Samurai provenienti dal Tegoi. Il clan Minamoto fu uno dei più influenti nella storia del Giappone. Nel 1192, Yoritomo Minamoto, dopo aver sconfitto il clan rivale dei Taira ed eliminato il fratello Yoshitsune, divenne il primo Samurai a governare il giappone come Shogun (capo militare, generale). L’imperatore, secondolo lo shintoismo discendente della dea del sole Amaterasu, fu relegato a Kyoto come semplice capo nominale e la capitale fu spostata nel villaggio dei Minamoto, Kamakura, iniziando così l’omonima epoca. Dai Seiwa Genji e quindi dai Minamoto, discenderebbe anche il clan Tokugawa, quello che con Ieyasu Tokugawa realizzò l’unificazione del Giappone, i cui discendenti detennero il potere dal 1600, a seguito della famosa battaglia di Sekigahara contro il clan Toyotomi, fino al 1868, quando il paese uscì forzatamente dall’isolamento con la riforma dell’Imperatore Meiji.
Un antenato del primo Shogun Yoritomo, Yoriyoshi Minamoto, nipote del capostipite Tsunetomo e Daimyo della provincia di Chinjufu, fu inviato nel 1054 dall’Imperatore a sedare una rivolta del clan Abe, scatenata da Sadato dopo che il padre, un ex-governatore imperiale, era stato rimosso per corruzione. La guerra durò per 11 anni, sino a quando Sadato Abe fu sconfitto nella battaglia di Yakata Koromogawa. Successivamente i figli Yoshie, distintosi particolarmente in quell’occasione, e Yoshimitsu combatterono anche nella guerra Gosannen no Eki (1083-1087) contro il clan Kiyohara. Yoshiie Minamoto, grazie all’aiuto del fratello Yoshimitsu, espugnò la fortezza di Kanazawa, sottomettendo quindi la parte nord-orientale del Giappone. Il nome di Yoshie fu accostato a quello del re della guerra e gli fu consentito di recarsi a corte, definito ormai il “comandante di tutti i Samurai”.yoshiAnche il fratello Yoshimitsu Minamoto (1045-1127) poté quindi servire alla corte dell’Imperatore e fu noto per essere un forte lottatore di Sumo ed il miglior yumitori (un lottatore di Sumo che ha ricevuto il premio di campionato). Egli fu anche un esperto dell’organo da bocca, e spesso suonava il suo strumento alle danze tradizionali che si eseguivano a corte. Yoshimitsu capì che nell’eleganza e nella flessuositá di queste danze vi era una certa mancanza di forma prestabilita che non offriva alcuna possibilità di attacco, e si rese conto che questa qualità permetteva numerose permutazioni. Egli creò aggiunte ai metodi segreti della tradizione Seiwa Genji e formalizzò le tecniche segrete dell’Aiki. Yoshimitsu era un uomo di eccezionale abilità e conoscenza e si narra che elaborò la maggior parte delle sue tecniche dall’osservazione di un ragno che abilmente intrappolava un grosso insetto nelle sottili trame della sua ragnatela. E’ accertato che Yoshimitsu studiasse l’anatomia umana dissezionando i corpi dei morti in guerra e dei criminali per capire meglio il funzionamento delle slogature tipicamente provocate dalle tecniche dell’Aikijujutsu di cui è ritenuto il fondatore.
200px-Sasa_Rindo.svgQuando Yoshimitsu era piccolo abitava nel castello di Daito, nella provincia di Ohmi (l’odierna Prefettura di Shiga), e veniva così chiamato Sabura Daito. Yoshimitsu studiò anche le tecniche militari cinesi e piú avanti allenò corpo e spirito nel Dojo Mikkyo presso il tempio di Enjo. In seguito fu nominato governatore di Kai (l’attuale Prefettura di Yamanashi) grazie ai successi militari ottenuti durante la guerra Gosannen. Yoshimitsu nominò successore Nobuyoshi, nipote del suo secondogenito Yoshikyo, e gli donò lo stendardo (a destra) e l’armatura dei Minamoto. Nobuyoshi andò a vivere nel villaggio di Takeda nel distretto Kita-Koma e prese appunto il nome di Takeda. Le tecniche dell’Aikijujutsu vennero da allora tramandate in segreto solo all’interno della famiglia Takeda.
kogusokuNel 1574 Kunitsugu Takeda, fratello minore del famoso daimyo Shingen Takeda (1521-1573), che si oppose a Ieyasu Tokugawa nella guerra di unificazione, arrivò ad Aizu e divenne governatore del clan omonimo, basato nella attuale prefettura di Fukushima. I discendenti di Kunitsugu nella famiglia Takeda si stabilirono ad Aizu e servirono come abati nei monasteri locali. Attraverso le successive generazioni, la famiglia Takeda continuò a trasmettere in Aizu i metodi segreti del Daito-Ryu Aiki nella forma di kogusoku (un’arte marziale in cui si pone un criminale sotto arresto senza usare armi ed indossando “solo un’armatura”). L’arte restò appannaggio esclusivo dei Samurai e continuò ad essere trasmessa solo all’interno della famiglia fino a quando il Giappone uscì dall’isolamento nel 1868, durante il periodo Meiji.
aizuAlcuni documenti segnalano che al 1674 l’influenza del clan Takeda si è espansa su tutto il territorio di Aizu (a destra), intorno al quale fioriscono molte scuole marziali principali che insegnano solo ai bushi del clan Aizu. Si contano 5 stili di scherma, 2 di jujutsu (la famosa Mizu no Shinto-ryu e Shinmyo-ryu) proprie del clan Aizu, più una miriade di scuole private che insegnano anche ai Samurai di minor rango: 22 di scherma, 16 di jujutsu, 16 d’armi da fuoco, 14 d’estrazione della spada, 7 di tiro con l’arco, 4 di lancia e 1 d’alabarda, falcetto con catena, bastone e lotta con l’armatura senza armi.
Per due delle scuole citate vige il divieto di fornire dimostrazioni in pubblico. Sono le due scuole segrete del clan Aizu: lo Oshikiuchi (già Aiki-in-yo-ho, poi diventerà il Daito-ryu Aikijujutsu) del clan Takeda e il Kenjutsu di Misoguchi-ha Itto-ryu, del clan Aizu. Lo stile Ono-ha Itto-ryu, uno dei più antichi del Giappone, era invece insegnato dal clan Aizu ai Samurai di grado superiore dello shogun Tokugawa e restò la scuola ufficiale di Kenjutsu degli shogun fino alla restaurazione Meiji (1868). Il metodo ad una spada (itto-ryu), contrapposto a quello a due spade (nitto-ryu) reso famoso da Miyamoto Musashi (1584-1645), è ancora oggi insegnato alla Polizia di Tokyo.
Nel periodo Tokugawa/Edo (Edo corrisponde all’odierna Tokyo, dove Tokugawa spostò la capitale) la città d’Aizuwakamatsu, nel distretto di Aizu, era nota per la potenza del castello Tsurugajo, fatto costruire nel 1384 (periodo Ashikaga) da Ashina Naomori (all’epoca daimyo dell’Aizu) e al tempo della rivolta guarnito dalle truppe del clan Aizu, addestrate dai Takeda, che fornivano anche i migliori samurai per la guardia dello shogun. Nel 1868 il nerbo delle forze resiste bene al nemico, contro cui combattono anche due formazioni di giovani Takeda addestrati all’Oshikiuchi (il futuro Daito-ryu Aikijujutsu): la squadra Byakkottai (Tigri Bianche) e la squadra Joshigun (l’una maschile e l’altra femminile, entrambe formate da giovani tra i 15 e i 17 anni). Quando le armate Meiji si avvicinano al castello Tsurugajo difeso dal daimyo dell’Aizu Matsudaira Katamori, le due squadre accorrono in suo aiuto. Vedendo la struttura assediata e avvolta dal fumo e, pensando al peggio, essi compiono l’unico atto degno del bushido: il seppuku. Alle porte della città oggi sorge un monumento in memoria dei giovani Takeda suicidi.
La battaglia, benché ormai persa, in realtà continua altre quattro settimane, e il castello, che non era in fiamme come avevano creduto i giovani, è ancora in mano degli Aizu-Takeda. I superstiti, nell’esempio dell’eroismo delle giovani squadre scelgono di continuare a combattere sino alla morte, e come in passato, le famiglie commettono seppuku così che i loro mariti e padri non debbano preoccuparsi di loro in quanto la sconfitta è ormai inevitabile. Quando le armate dell’imperatore entrano nel castello non vi è un sol uomo vivo. In casa del capo-clan Takeda trovano 21 donne e bambini morti suicidi. Terminava così l’egemonia degli shogun. Ma termina anche un’era, quella dei veri samurai. Inizia infatti il periodo Meiji (1868-1912), la rivoluzione sociale che ne segue stravolge il concetto di caste e nessuno può più portare in pubblico il daisho, le due spade, una lunga (katana) e una corta (wakizashi), simbolo della classe militare dei bushi.
220px-Takeda_SokakuIn quel periodo era nato un bimbo, Sokaku Takeda (1860-1943), che quindi all’epoca aveva solo otto anni. Il padre, Soikichi Takeda, della stirpe Takeda nel feudo di Aizu, lo aveva nascosto al sicuro e ben presto il giovane Takeda, oltre a studiare l’arte di famiglia, l’Oshikiuchi, inizia il suo musha shugyo (pellegrinaggio d’apprendistato): crescendo con quell’educazione era divenuto, senza volerlo, un ronin, ovvero un bushi senza padrone – il nuovo governo Meiji aveva abolito le classi e tutta la struttura sociale dei buke dal 1868. Sokaku studia in tutte le migliori scuole di spada (in particolare la scuola classica Ono-ha itto-ryu ad Aizu), di lancia e di bastone del paese, sino a divenire talmente abile che pur portando in pubblico sino alla morte le due spade, simbolo proibito della casta abolita dei Samurai, nessuno ebbe mai il coraggio di disarmarlo.
Sokaku fu molto criticato per il carattere irascibile e scontroso, per i modi altezzosi e arroganti, e per il disprezzo che pubblicamente nutriva nei confronti del nuovo ordine sociale. La sua figura va però misurata nel contesto di un paese che soffriva d’una profonda rivoluzione, dove i valori radicati da millenni nell’animo dei bushi vennero gettati alle ortiche in pochi anni. Essi vedevano il mondo crollare sotto i loro piedi. Adeguarsi non era facile, soprattutto per le convinzioni morali e i condizionamenti così forti che avevano subito sin dall’infanzia. Alcuni reagirono.
Sokaku Takeda (che per discendenza si chiamava anche Masayashi Minamoto) volle rinominare l’arte della scuola e la chiamò “Daito-ryu Aikijujutsu” per richiamarsi ai nomi e luoghi d’origine dell’arte e del suo clan: il castello di Daito del principe Yoshimitsu Minamoto e la particella “Aiki” che derivava dall’antico nome “Aiki-in-yo-ho” dell’arte.
Sokaku Takeda fu l’uomo che fece uscire l’arte dell’Aikijujutsu dal riserbo e dal segreto secolare in cui era stata tramandata, e la insegnò a moltissimi allievi. Benché analfabeta, teneva corsi e registrava tutto in appositi registri che faceva compilare e firmare direttamente agli allievi (registri conservati presso l’honbu dojo di Abashiri) con minuziosità impressionante, che oggi ci permette di ricostruire molti eventi con un dettaglio incredibile.
Restored by Whitney Hansen on 11/21/01, Paid $30 for job.Ebbe molti allievi importanti: ministri, ammiragli, generali, magistrati, potenti magnati dell’economia d’inizio secolo, forze di polizia e anche futuri maestri d’arti marziali tra i quali Morihei Ueshiba, nipote (o pronipote, non è chiaro) di Kichiemon Ueshiba, un Samurai famoso ai suoi tempi per la sua potenza e destrezza. A lui conferì il grado che sta sotto solo al Menkyo kaiden e il certificato di maestro di Daito ryu Aiki Jujutsu. Ueshiba aprirà quindi un proprio dojo a Tokyo nel 1927, dove inizierà a insegnare Ueshiba-ryu Aikijutsu, specchio del Daito ryu e scheletro dell’Aikido.
Uomo di rara abilità, Ueshiba introdusse nella scuola Daito le tecniche da lui elaborate e gli elementi essenziali delle antiche scuole di arti marziali. In particolare utilizzò l’arte della spada, il Kenjustsu, di cui era esperto in vari stili, tra cui lo Ono-ha Itto-ryu, collaborando strettamente col suo caposcuola di allora. Insegnò dapprima ciò che lui chiamava Aikibujutsu e in seguito Aikibudo, per poi arrivare alla creazione dell’Aikido, termine adottato ufficialmente per la prima volta nel 1942.
Dalle antiche radici del Sumo, avvolte nella leggenda shintoista, il padre del capostipite del famoso clan Minamoto, il clan del primo shogunato che per anni governò il Giappone, scoprì i principi dell’Aiki tramandandoli solo all’interno della sua famiglia. Un suo discendente, Yoshimitsu, signore del castello di Daito, li codificò elaborando l’Aikijujutsu e mantenendolo segreto all’interno della corte imperiale. Sokaku Takeda, discendente Minamoto nato dopo la fine del Giappone feudale e della casta dei Samurai, portò avanti la tradizione del suo clan di origine e la diffuse al pubblico. Morihei Ueshiba, uno dei suoi migliori allievi, da quei principi creò l’Aikido.
mor_sok

P. Robustini

Maestro Katsuyuki Kondo


Bibliografia:
Aikido Journal n. 67 (maggio 1985)
Takeda Tokimune, Dayto-ryu Aikibudo, Storia e Tecnica
Gozo Shioda, Aikido Dimamico: tecniche di base e applicazioni pratiche
Daito-Ryu Aikijujutsu, su Wikipedia.org
Leonardo Vittorio Arena, Samurai, ascesa e declino di una grande casta di guerrieri