23 novembre 1980

Per essere novembre inoltrato era una giornata piuttosto calda. Noi ragazzi e bambini giocavamo all’aperto, in cortile e nelle campagne circostanti. Era una splendida domenica d’autunno, soleggiata e fresca, ma non troppo. Nel pomeriggio ci fu la classica partitella di pallone in cortile. Il leggendario Super Santos era finito in un balcone del 2° piano e uno di noi aveva scavalcato dalla finestra delle scale per andarlo a recuperare, correndo un rischio che oggi, da genitore, mi farebbe accapponare la pelle. Ma nel tempo lo avevamo fatto un po’ tutti a turno: il cortile era circondato da balconi e terrazzi al piano terra, era inevitabile che il pallone finisse in uno di essi. A volte citofonavamo al proprietario per chiedere il favore di restituircelo, ma dato che spesso il pallone veniva sequestrato, o peggio tagliato in due con le forbici in un rito solenne a cui ci facevano assistere spietatamente, ci prendevamo il rischio di scavalcare prima che il proprietario se ne accorgesse. Quando andava male ricorrevamo ad un disperata colletta e correvamo a comprarne un’altro. In pratica rischiavamo una violazione di domicilio per evitare una appropriazione indebita. Ma quella domenica pomeriggio del 30 novembre 1980 il pallone era finito nel balcone di un nostro amico che non abitava più lì, l’appartamento del 2° piano era disabitato. Così qualcuno dovette andare a recuperarlo nonostante i circa 6 m di altezza…

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Le avventure di una Papalfa

Avevo fatto un sogno. Era notte e dei fari di una automobile illuminavano un cancello di una villa di campagna. Era come se li guardassi di lato alla loro altezza, come fossi un bambino. Provavo quella sensazione di sicurezza e calore di rientrare a casa con la tua famiglia, una sensazione molto positiva che mi è rimasta impressa con quella stessa immagine del sogno. I fari dell’auto erano tondi e cromati. Erano quattro. Al centro una griglia a V con un logo rotondo sul lato alto che per me ha sempre ricordato un periodo in cui la vita era diversa, aveva un altro ritmo, più naturale. Un periodo in cui quando viaggiavi o facevi semplicemente un giro non eri rintracciabile e per chiamare qualcuno dovevi cercare un telefono pubblico. Era anche il periodo più glorioso del marchio di quel logo e io lo associo alla mia infanzia e ad un periodo pre-digitale, dai ritmi più umani. Era il logo Alfa Romeo su un frontale tipico di quegli anni: Oo=V=oO.

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Le cose cambiano

Le cose cambiano. La vita è un divenire. Quello che succede ha delle conseguenze. E’ naturale. I grossi cambiamenti della vita, quelli che segnano, che causano il maggiore stress e quindi richiedono un maggiore riadattamento delle vita di una persona arrivano prima o poi per tutti: lutti, cambi o perdita di lavoro, trasferimenti, matrimoni e separazioni, nascite di figli. Sono stress sia positivi che negativi. Non si è più gli stessi quando si diventa genitori, né quando si perde una persona cara. Per quello che riguarda la mia vita, lo stress positivo più bello e intenso è stata la nascita di mio figlio: ho scoperto che non si può descrivere come ci si sente, lo capisci solo quando succede ache a te; la sensazione che descrivo a chi me lo chiede è che mi sentivo “completo”. Per ora lo stress negativo peggiore che mi è accaduto è stata la perdita del lavoro.

Due cose hanno reso la cosa più pesante di quanto non fosse normalmente: la strada, le lotte e i sacrifici fatti per arrivare al lavoro che sognavo e l’età critica in cui poi l’ho perso, poco dopo i 50 anni. Come essere nella terra di nessuno, troppo giovane per la pensione, troppo anziano per essere assunto di nuovo.

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I miei dischi fondamentali

Sono nato e cresciuto in Italia ed ovviamente sono stato esposto alla cultura musicale nostrana. Ho cominciato a canticchiare le canzoni da prima di andare a scuola. Cantavo anche le parti musicali, per il divertimento dei numerosi zii che mi ronzavano attorno. Poi ho cominciato a mettere le mani su una tastiera giocattolo per approdare infine alla chitarra attorno agli 11 anni. Ovviamente suonavo le canzonette italiane che ascoltavo alla radio. Ma una voce dentro di me mi diceva che avevo bisogno di qualcosa di più…

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Le passioni servono poi a qualcosa…

Come è evidente da questo sito, sono sempre stato una persona dai molteplici interessi. Non mi sono mai focalizzato su un solo oggetto. Ho bisogno di variare, spaziare. Per me fare sempre la stessa cosa è un po’ come essere in prigione. Chiaramente, chi concentra tutte le energie su un solo argomento ha molte possibilità di avere successo in quel campo. Io mi sono sempre autocriticato per aver disperso le mie energie su tante cose senza farne mai una davvero al meglio. Poi qualcuno mi ha fatto notare che esistono anche e pentatleti e decatleti. E’ una caratteristica personale. E al giorno d’oggi devo dire che è stata la mia fortuna…

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Riflessioni sotto quarantena

In questo momento storico siamo tutti più uniti. Un microscopico virus ci ha fatto dimenticare, anche giustamente, tanti problemi della nostra nazione (e del mondo) che da questa prospettiva di emergenza ci sembrano molto meno importanti. Prima la salute, si è soliti dire. Certamente ci sono cose più importanti di quelle di cui ci lamentiamo tipicamente per quel che riguarda l’amministrazione del nostro bel Paese. Io lamento per prima cosa la soffocante burocrazia che rallenta o blocca qualunque iniziativa, gli stipendi troppo bassi che rendono il costo della vita troppo alto, la pressione fiscale sulle aziende che dovrebbero dare lavoro con più semplicità. E chi più ne ha più ne metta…

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