Il software libero

Il software libero è la nostra unica salvezza.

Sembra che esageri ma in realtà i nostri computer, fissi, portatili o palmari che siano, sono ormai diventati lo strumento con cui i grandi di internet ci controllano ed influenzano le nostre scelte per il loro profitto. Più usiamo software libero, più saremo liberi da tutto questo. Non è complottismo, è la realtà. Oggi le cose stanno così. Possiamo scegliere la via comoda (l’ho fatto per anni) e utilizzare software proprietario preinstallato sulle macchine che compriamo, (tanto che mi importa se mi mandano un po’ di pubblicità o mi chiamano per offerte), oppure lavorare un po’ di più per rosicchiare un po’ di libertà in più scegliendo alternative open source ai programmi che usiamo quotidianamente, almeno nel privato di casa nostra.

Definizione (dalla pagina della Free Software Foundation)

  • Libertà di eseguire il programma come si desidera, per qualsiasi scopo (libertà 0).
  • Libertà di studiare come funziona il programma e di modificarlo in modo da adattarlo alle proprie necessità (libertà 1). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.
  • Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare gli altri (libertà 2).
  • Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti da voi apportati (e le vostre versioni modificate in genere), in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (libertà 3). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.

Più riusciamo ad utilizzare software libero piuttosto che proprietario, in particolare il software proprietario prodotto da uno dei grandi 5, meglio è. Il software Open Source (il cui codice sorgente è di dominio pubblico) è anche denominato “libero”. Da chi? Per software libero si intende software che si è liberi di scaricare, installare, copiare, modificare (se capaci), divulgare, senza incorrere nel rischio di ledere i diritti di autore di nessuno. La maggior parte delle volte il software libero è pure gratuito. Se volete utilizzare, ad esempio, Microsoft Office o Autodesk AutoCAD, in realtà dovreste acquistarne la licenza d’uso. Il software non è acquistabile, viene ceduta dalla casa produttrice una licenza ad utilizzarlo, nient’altro.

Una volta anche i sistemi operativi erano da acquistare. Windows era compreso nel prezzo dei computer portatili, Mac OSX lo era per i computer Apple (costava enormemente meno ed è basato su una versione open source di Unix). Oggi non si pagano più i sistemi operativi, o meglio li troviamo preinstallati quando compriamo i dispositivi. Forse perché il grosso del lavoro si è spostato su quelli mobili (dove il sistema era sempre compreso nel prezzo), area dove Microsoft ha fatto un buco nell’acqua e Google ne ha preso il posto con Android. Badate bene, Android è open source e basato su Linux, ma è pur sempre il sistema operativo di Google (di cui siete obbligati a creare un account). Come gli altri è gratuito ma è ben pensato per passare a chi di dovere tutte le informazioni delle nostre attività di cui sopra.

Richard Stalman, fondatore della Free Software Foundation

I sistemi operativi moderni, Windows, Mac OS, iOS, Android, sono la base del controllo delle informazioni che passiamo ai grandi di Internet che ne fanno grandi affari con le aziende di marketing. Non è uno scherzo, non ci sembra nulla di grave ma in realtà stiamo dando un tale potere a queste aziende private che stanno diventando inarrestabili, manipolano il pensiero delle persone e a volte influenzano anche la politica mondiale. In questo quadro l’idea originale di Richard Stallman del software libero e la sua Free Software Foundation acquisisce una grossa importanza e dovremmo valutare attentamente l’uso di software che rispetti la nostra privacy ed i nostri diritti. Negli anni 80 Richard Stallman aveva avuto l’idea di creare una serie di applicazioni col codice aperto a chiunque ne avesse voluto una copia, sia solo per controllo, che per curiosità o per modificarlo a piacimento e distribuirne copie liberamente. Chiamo questo set di applicazioni GNU (GNU is Not Unix) perché voleva differenziarlo dal sistema Unix che era stato il primo vero sistema operativo ed era un software proprietario. Era stata un’idea lungimirante, aveva intuito che un software proprietario, chiuso e immodificabile poteva rappresentare un pericolo. Aveva delle applicazioni esattamente compatibili con gli standard Unix ma non aveva un sistema operativo.

Linus Torvalds, creatore del kerner Linux

Nei primi anni 90 Linus Torvalds, studente di informatica finlandese, aveva bisogno di un sistema Unix ma non aveva i soldi per comprarlo. Penso di crearselo da solo e così nacque il nucleo (kernel) di Linux, il cuore del suo sistema operativo, liber ed open source. Lo mise a disposizione in rete e fu un successo mondiale: migliaia di programmatori si unirono al progetto e parteciparono per rendere Linux un sistema utilizzabile. Richard Stallman immediatamente mise a disposizione il software GNU e il nuovo sistema operativo era nato: GNU/Linux. Oggi è facilmente scaricabile ed installabile sia su PC che Mac, basta seguire semplici guide online. E’ un sacrificio cambiare abitudini, funziona in modo diverso dai sistemi a cui siamo abituati, ma se li usiamo prettamente per navigare, una volta che siamo in un browser non c’è differenza. Tranne che il cuore del sistema è sicuro, privato e non serve ai suoi produttori per aumentare il proprio potere grazie al nostro utilizzo. E’ un cambiamento da considerare…

Se per i computer esiste l’ottima alternativa Linux, per i telefoni non è così semplice. Il Linux phone è ancora ai primi passi; esiste però GrapheneOS, basato su Linux, che può essere installato su alcuni telefoni Android. Sarebbe il telefono più sicuro disponibile.

Per quel che riguarda passare a Linux come sistema operativo per i propri computer, la cosa, ammetto, non è facile. L’ideale sarebbe ritrovarsi un vecchio computer che possa ancora girare con Linux e provare su di esso una installazione completa. Installare Linux non è difficile ed oggi è ampiamente compatibile con l’hardware disponibile. La “difficoltà” nel passare a Linux deriva dal fatto che Windows o MacOS ve lo ritrovate preinstallato sui computer, non dovete installarlo voi. Se fosse preinstallato sulla macchina anche Linux sarebbe più facile provarlo. Immaginate di poter acquistare solo computer con Linux preinstallato ma voi avete voglia di installare Windows almeno su una partizione. Pensereste che Windows è difficile da usare! Cambiare sistema operativo comporta comunque imparare un modo un po’ diverso di fare le cose. Si tratta sempre di utilizzare menu a tendina ed icone, ma se siete abituati a usare Windows ed Office, Photoshop ed Illustrator, Autocad e via dicendo, questi software non esistono su Linux. Esistono ottime alternative ma bisogna riabituarsi ad utilizzarle. Libre Office è una ottima suite per l’ufficio che gira su tutti i sistemi operativi ed è in grado di leggere e salvare in formato Microsoft.

In luogo di Photoshop e Illustrator esistono Gimp e Inkscape mentre Blender è l’alternativa open source alla grafica più spinta e all’animazione 3D. Certo, c’è da imparare ad usare software diversi, che per altro non costano nulla. So però che i grafici difficilmente abbandonerebbero Photoshop e Illustrator e provate ad immaginare a convincere i dipendenti di una azienda a mollare MS Office per Libre Office!

Insomma, Linux sarebbe la garanzia di maggior sicurezza, privacy e anonimato online, quindi si potrebbe anche pensare di utilizzarlo solo per le attività internet. Si può installare su una partizione, su un disco esterno o memoria flash e lanciarlo quando serve. Tutti i browser tranne Edge e Safari sono disponibili anche per Linux (diciamo che da questo punto di vista non ci si perde niente). Ovviamente, all’occorrenza, sia Microsoft Windows che Apple OSX possono essere installati su macchine virtuali dentro Linux. Si può fare, bisogna solo trovare la motivazione perché del lavoro da fare c’è e cambiare le abitudini non è semplice.

E comunque tutte queste applicazioni alternative sono disponibili gratuitamente per qualunque sistema operativo e molte di loro non scherzano affatto: con Blender si va dal semplice video editing ad un film di animazione intero!

Per servizi in cloud (alternativi a Dropbox, Google Drive, iCloud, OneDrive, ecc.) una scelta valida è NextCloud. ha server basati in Europa e nel mondo. Alla configurazione si sceglie quello di zona e con suo url si potrà accedere ai propri file con uno spazio gratuito di 8 Gb, espandibile a pagamento. Esiste la app per iOS e Android oltre che per MacOS, Windows ed ovviamente Linux, in modo da sincronizzare in una cartella i vostri contenuti. Sicuramente più sicuro che lasciarli in mano a Google e Apple, ma anche a Dropbox, che non è certo open source.

IInfine una alternativa a chi fa musica in casa oltre al famoso Audacity. Ardour è l’alternativa open source e gratuita a mostri sacri com Cubase, ProTools, ecc… è un vero e proprio Digital Audio Workstation (DAW) utilizzabile a livello anche professionale.

Non è facile cambiare software. Ci si abitua all’uso e anche quando lo stesso programma cambia un po’ le cose dopo un update ci dà un po’ fastidio ed abbaimo sempre la sensazione che stavamo meglio prima. I browser opensource esistono per tutte le piattaforme e sono Firefox e Brave. Evitate Edge, Chrome e Safari! Utilizzare altro non è un problema. Il punto potrebbe essere MS Office. La suite per l’ufficio LibreOffice oltre ad essere gratuita fa esattamente le stesse cose. Avrà dei menu un po’ diversi ma non ci vorrà molto ad abituarsi. Quindi a meno di non dover utilizzare delle macro Excel o il Visual Basic, anche questo passaggio non dovrebbe essere problematico. Software più professionale può rappresentare un ostacolo al cambiamento. Se usate Maya per le animazioni 3D immagino che Blender sia un bel po’ diverso (ma quento costa una licenza di Maya?). E lo stesso si può dire per un confronto Illustrator/Inkscape o Photoshop/Gimp. Ma ho una domanda: se sul lavoro, in ufficio, l’azienda ci fornisce software proprietario ok, non possiamo farci nulla; ma a casa nostra, sul nostro PC, siamo davvero sicuri che ci serva per forza Illustrator o Photoshop, MS Office o Autocad? La verità è che il più di noi usa un browser per navigare, andare sui social e controllare la posta per i pochi che ancora lo fanno. Allora cosa ci ferma? Sicuramente il fatto che Linux non è preinstallato sui computer che acquistiamo e ci vuole un po’ di sforzo per installarlo. Ma finché non ci rendiamo davvero conto di come le grandi aziende ci impongano il loro volere, a partire dai sistemi operativi da farci usare, e come questi consentano una sorta di formattazione dei nostri cervelli e controllo dei nostri comportamenti, non sarà facile cominciare il cambiamento.

Vi rendete conto che per passare la patente europea del computer bisogna dimostrare di saper usare Windows ed Office? Che ai ragazzi a scuola si chiede di fare le ricerche organizzandole in presentazioni Powerpoint? Ci rendiamo conto che questo è software che si paga? Perché dobbiamo essere costretti ad acquistarlo? Se manteniamo la nostra posta su Gmail e usiamo Google per le ricerche, MS Office per scrivere documenti e fare presentazioni, i browser proprietari preinstallati sui sistemi per navigare ed andare sui social, non faremo altro che aiutare le aziende più potenti del mondo a crescere ancora di più, dando loro volontariamente tutto quello che gli serve per farlo. Anzi, pagando loro pure qualche licenza software… non siete un po’ stufi? Io sì…

Superlinux


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