Perché Linux?

Perché oggi come oggi un normale utente di computer dovrebbe decidere di passare a Linux come sistema operativo invece di tenersi il diffusissimo Windows già pronto all’uso dall’acquisto o il favoloso Mac OSX se si acquista un Macintosh?

Io stesso ho sempre desiderato un Mac come computer, ma costretto ad inizio anni 90 ad accontentarmi di un PC compatibile della metà del costo ho dovuto scontrarmi con una serie di difficoltà dovute al dover apprendere l’uso di un sistema come il vecchio MS-DOS senza alcuna interfaccia grafica. All’epoca era normale iniziare così se si voleva utilizzare un computer. Apple aveva sempre mirato a creare computer utilizzabili sia dalla nonna che dalla nipotina. Le interfacce grafiche resero i computer più facilmente accessibili a chiunque. Adoravo i Mac per questo, ma ero affascinato dalla linea di comando. Oggi è diventata sconosciuta ai più, ma è ancora più potente (certe cose proprio non si possono fare con mouse e finestre). Linux stesso ha delle ottime interfacce grafiche tra cui scegliere. Ma perché uno dovrebbe sobbarcarsi per scelta l’onere di dover sostituire il sistema operativo del suo PC ed impararne uno nuovo? Probabilmente proprio perché il PC è il suo…

Il tarlo che mi rodeva fin dagli inizi era la mancanza di una scelta: si era costretti. Il sistema operativo disponibile era Windows, non c’erano storie. Avere un PC signifiava utilizzare Windows; avere un Mac significava utilizzare MacOS. Perché? Unix era costoso e richiedeva potenza. Ma era un sistema in grado di sfuttare appieno le caratteristiche dell’architettura Intel 386, non aveva certo, ad esempio, i limiti di gestione memoria del DOS. In seguito, Windows NT e derivati avrebbero gestito tutta la memoria installata ma rimanevano un colabrodo per i virus e un monopolio per il mercato. Avere un Mac significava pensare diversamente.

Per questo l’idea di sistemi operativi alternativi mi ha sempre affascinato. Guardavo con speranza a IBM OS/2, i mitico sistema che scatenava tutta la sua potenza sull’architettura 386. Raggiunse il massimo nella sua versione Warp, ma il software….? OS/2 era assolutamente superiore a Windows ma fu un grosso flop commerciale. Nacque dalla collaborazioe tra IMB e Microsoft ma poi questa se ne tirò fuori portandosi via l’interfaccia grafica di OS/2, detta Presentation Manager, che poi divenne Windows 3. OS/2 scomparve per sempre. Ci volle un po’ perché una nuova alternativa si presentasse, grazie a Linus Torvalds col suo kernel che emulava Unix in tutto e per tutto, e a Richard Stallman che dieci anni prima aveva realizzato utility Unix libere (GNU) che non aspettavano altro che un kernel su cui girare. Nacque così GNU/Linux e fui subito incuriosito appena ne lessi qualcosa. Ma fu solo nei primi anni 2000 che cominciai a sperimentare con distribuzioni acquistate in edicola. Mandrake, Slackware, RedHat, Debian. Riucii ad installare quest’ultimo sul mio portatile Dell incompatibile, seguendo alla lettera istruzioni sui forum per compilare il kernel in modo opportuno. Poi passai ad Ubuntu su cui lavorai anche in progetti di ricerca con software per la modellazione geologca 3D. Ma poi successe che potei permettermi un Mac e le cose cambiarono…

Cedetti al fascino di Aqua, la splendida interfaccia grafica che girava sul motore Unix Free BSD che Apple aveva adottato assieme alle CPU Intel. Aprii la confezione del mio primo MacBook bianco e rimasi a bocca aperta. Mac OSX mi faceva sentire come se non stessi lavorando. Era un piacere usarlo. Mi lasciai andare dicendomi che ero stanco di configurare computer invece di utilizzarli e poi se ne avessi avuto nostalgia avevo sempre il terminale Unix di OSX a disposizione…

Peccato che non sia tutto così rose e fiori. La diffusione di internet ed il prossimo avvento dei social avrebbero reso le cose ben più complicate. L’arrivo degli smartphone avrebbe messo in tasca a tutti un potentissimo computer costantemente connesso alla rete, cosa impensabile anche nel 2005, quando mi tuffai nel mondo Apple alla stregua di “Think Different”. Da utente Linux e fautore del software libero divenni un utente Mac, stanco di lottare contro i mulini a vento armato di software libero che in realtà nessuno voleva.

Poi Google divenne una potenza dl web, creò Gmail, ottima webmail gratuita, inglobò Youtube, ottima piattaforma di diffusione video. Cominciarono a venir fuori notizie su come conservasse i dati delle nostre ricerche da cui volendo era possibile risalire all’identità di chi aveva fatto le ricerche. Anche le nostre mail, che ora non c’era più bisogno di cancellare perché venivano meno i problemi di spazio essendo conservate sul “cloud”, rimanevano indefinitivamente sui server Google, senza la possilità di avere la certezza che venissero cancellate davvero. Microsoft aveva cominciato prima, inglobando presto la prima webmail, Hotmail, che utilizzavo con piacere. Poi inglobò Skype, prima piattaforma di comunicazione via internet. Apple presto offrì il suo iCloud e inventò lo smartphone. Che stava succedendo?

I Big Five della rete hanno monopilizzato il mercato legato a internet e a i dispositivi con cui vi ci colleghiamo

Già solo parlando di sistemi operativi c’era il monopolio di Microsoft debolmente contrastato da Apple. Poi Google acquisì Android, che aveva creato un sistema mobile basato su kernel Linux ed entrò anch’essa nel mercato smartphone. Facebook era passata da esperimento a social più diffuso al mondo. Inglobò prima Instagram, pensato inizialmente per pubblicare foto a formato quadrato, poi Whatsapp: Facebook aveva anche tutti i nostri numeri di telefono. Gli fornivamo ormai da anni immense moli di dati sui nostri gusti, tendenze, movimenti, vacanze, acquisti… Amazon era passata da portale di scambio libri usati al mostro per gli acquisti online che abbassava i prezzi anche se ci perdeva inizialmente, solo per annullare i concorrenti. L’intero mercato dei computer, inclusi quelli palmari, era in mano a poche aziende sempre più potenti, tutte americane, sottoposte a leggi poco restrittive riguardò la privacy dei dati. Ed infatti sono proprio i dati che forniamo noi spontaneamente, assieme a quelli che vengono prelevati da meccanismi installati nelle moderne CPU e nei sistemi operativi, nei software che scegliamo di usare quando firmiamo le licenze senza leggerle (chi potrebbe mai leggere tutta quella roba realisticamente?). E tutto costa sempre meno fino a diventare gratuito: non paghiamo il sistema operativo dei telefonini, dei PC, troviamo tutto pronto. Gmail è gratuita, Whatsapp pure, Facebook pure. Perché? Come fanno i soldi? Oramai si sa, coi nostri dati che valgono oro per le grandi società di marketing che creano pubblicità adatte ad ognuno di noi grazie a potenti sistemi di intelligenza artificiale. Gli stessi sistemi che riescono a tenerci appiccicati ad una data piattaforma web controllando le nostre reazioni in base a studi scientifici sul funzionamento del nostro cervello, su come influenzare comportamenti, gusti e reazioni. Tutto perché più sei sulla mia piattafroma, più i tuoi dati che vendo terzi acquisiscono valore: se un prodotto è gratis il prodotto sei tu, si sa ormai…

Ed ecco allora che se ci si rende conto di come questi sistemi funzionano forse, dico forse perché potrebbe non bastare, qualcuno potrebbe rifiutarsi. Come? Un inizio sarebbe non usare, o fare il meno possibile uso delle piattaforme di queste grosse società. Se non è possibile eliminare i social dalla propria vita se ne può limitare l’uso e soprattutto limitare i dati che forniamo all’iscrizione e quello che spontaneamente forniamo come reazioni ai post: sono un meccanismo di pescaggio dei propri gusti – un like è un dato legato a quel tipo di post, a quel genere, a quel messaggio; significa tantissimo. E più ne mettiamo, meglio riesce il nostro profilo, più si avvicina alla nostra identità reale. Il software che utilizziamo tutti i giorni è chiuso, nessuno può vedere come funziona. Esiste invece sortware opensource che chi ne è capace può verificare, entrando nel codice e migliorandolo. Se un software è targato opensource sicuramente non contiene codici che tracciano e raccolgono dati. Se così fosse verrebbe immediatamente scoperto dalla comunità e denunciato. Usare software opensource è già un grosso passo: un browser web opensource come Firefox o Brave è facilissimo da usare. Molto meglio che Edge installato su Windows o Safari su Mac. Mai mi fiderei del browser della stessa marca del sistema operativo! E’ necessario spendere soldi per le licenze Microsoft Office? Assolutamente no! Esistono tante alternative gratuite ed opensource che fanno esttamente le stesse cose: LibreOffice, OnlyOffice sono perfettamente abili allo scopo.

Ma sono proprio i PC che con i loro sistemi operativi preinstallati sono costruiti per raccogliere dati, anche registando i tasti che premiamo, il modo in cui usiamo il mouse, quello che diciamo…. tutto è utile, fa brodo, contribuisce a dare valore commerciale ad un nostro profilo, anche se ad esso non è attaccato il nostro nome. Ma c’è la posizione. Li attiviamo i servizi relativi alla nostra posizione? Certo, sono comodi, no? E gratuiti… Ma va!?

A chi interessa fare uno sforzo per passare a un sistema operativo sicuro, potente e che non tracci i comportamenti degli utenti? A pochi…

Conscio di tutto questo, da qualche mese ripensavo a Linux. Linux non è così. Sarà pure meno accattivante di OSX, meno facile di Windows, ma almeno non ha nessuno di questi meccansimi. Anche se sono installati a livello hardware Linux non li usa. A nessuno nella comunità Linux interessa che tasti premiamo. I virus sono quasi inesistenti e la stabilità è eccezionalmente superiore a Windows (motivo per cui è nella stragrande maggioranza dei server web). E’ anche più leggero e fa girare più velocemente il PC. Anche il Mac se ha un’età tale, come il mio, da non poter essere più aggiornato con OSX. Così mi sono fatto forza e sono tornato ad usare Linux.

Ma capisco che non è cosa da tutti. Non conosco nessuno che lo usa, neanche una persona. Ma è comprensibile. Tra le mie conoscenze io sono quello che veniva interpellato in caso di problemi coi PC. Uno che amava smanettare ci mette poco ad installarsi una distribuzione Linux su una partizione. Ma i più non sanno neanche che significa partizione. Molto comodo per chi può imporre loro il proprio sistema di tracciamento e sorveglianza. Il problema sono i telefonini, dove non c’è alternativa: Apple o Google (lasciate perdere che Android ha il kernel Linux: tutto quello che c’è sopra l’ha messo Google per i suoi scopi). Ed i computer stanno diventando sempre più simili, sempre più sistemi chiusi: installi applicazioni dall’app store di Miscrosft o di Apple e sei scoraggiato a instalare qualcosa che hai scaricato indipendentemente; e con la scusa che è per la tua sicurezza, non per il loro affari.

I moderni PC hanno un sistema di boot (lancio del sistema operativo) che rende impossibile installare un sistema diverso (ad esempio Linux): si chama “safe boot” e per ora si può disattivare e procedere ad installare il sistema che vogliamo. Ma bisogna saperlo fare e si può comprendere come un utente meno smaliziato abbia qualche dubbio a disattivare qualcosa che si chiama “safe”, “sicuro”. Per chi? Per Windows che non sarà mai rimosso da quel PC assicurando il controllo della macchina a Microsoft, quando invece l’abbiamo acquistata noi. E lo stesso vale ahimé sui Mac. Prima o poi troveranno il modo evitare l’utilizzo di un sistema diverso, come nei telefonini.

Quando ripenso a queste cose capisco come per me passare a Linux sia stata la scelta giusta. Ma capisco anche chi non se la sente o non ne veda il bisogno: a molti Windows va più che bene a fare quelle due cosette, scrivere un documentino con Word, la ricerca di scuola copiata da Wikipedia e incollata su Powerpoint, i più evoluti tengono le spese di famiglia con Excel ma il grosso è attività social; e per questo basta ed avanza un telefonino, anzi è meglio. Chi fa gaming è quasi costretto a Windows (anche se Linux sta diventando un’ottima alternativa). Allora chi me lo fa fare tutto questo sforzo per passare a Linux sul mio PC? Neanche lo uso più, al lavoro semmai, ma lì mi impone l’azienda di usare Windows, mi dà il computer per lavorare in remoto e ci lavoro e basta, “tanto per il grosso di quello che faccio il telefonino va benissimo. E poi che mi importa se mi mandano un po’ di pubblicità mirata? Io mica devo nascondere qualcosa e a chi gli va di imparare un po’ di informatica, a che mi serve?!” E va benissimo così anche per Apple, Google, Facebook, Microsoft ed Amazon.

Superlinux