La Rolleiflex 2.8F

La Rolleiflex!

foto-rolleiflex_2-8fQualche anno fa presi in prestito da una amico che non la utilizzava più una Rolleiflex 2.8F TLR (Twin Lens Reflex) in stato davvero eccezionale. Era del padre ed era rimasta inutilizzata dato che il mio amico si era completamente convertito al digitale.

Non era il caso che quello splendido oggetto restasse inutilizzato. Dopo averlo provato un po’ decisi di acquistarlo. E’ una macchina medio formato, che quindi utilizza una pellicola 6×6 cm, detta 120, da 12 fotogrammi. La risoluzione è molto superiore alle pellicole da 35 mm di larghezza, per non parlare dei sensori digitali, che sono quasi tutti più piccoli di 35 mm.

L’ho usata di meno delle mie SLR Nikon 35 mm, ma con immense soddisfazioni, come nella foto qui in basso (Fuji 400H, 2010).

La Rolleiflex nacque da un’idea di due ex dipendenti della Voigtlander, Paul Franke e Reinhold Heidecke. E’ stata prodotta in Germania dalla Franke & Heidecke fin dal 1928. A quel tempo fu una grande novità, con la possibilità di usare le allora nuove pellicole 6×6, potendo, grazie al doppio obbiettivo (Twin Lens), inquadrare anche con la pellicola già caricata. All’epoca non era possibile realizzare una meccanica leggera e silenziosa che permettesse a uno specchio mobile come quello delle moderne reflex di sollevarsi nell’istante dello scatto. Quindi un obbiettivo era dedicato all’inquadratura e l’altro alla cattura dell’immagine. La costruzione delle Rolleiflex è sempre stata superba, al punto da sposare indissolubilmente la filosofia dell’obbiettivo fisso (non intercambiabile), l’unica che permettesse il mantenimento di specifiche elevatissime. Gli obbiettivi montati erano generalmente f/3.5 o f/2.8. I primi erano di solito degli Zeiss Tessar o Schneider Xenar; gli f/2.8 erano Zeiss Planar o Schneider Xenotar. E’ abbastanza universalmente riconosciuto che le prestazioni dei due obbiettivi si equivalgano essenzialmente, ma gli Zeiss sono molto più ricercati per via della maggiore notorietà.foto-rollei6375466189_2a5675f46e_nIl corpo principale è ricavato da un unico blocco di alluminio, quasi interamente rivestito in cuoio. Il sistema di caricamento della pellicola era particolarmente veloce per l’epoca; dal dopoguerra tutte le Rolleiflex sono state dotate di un sistema meccanico in grado di rilevare dallo spessore della pellicola la presenza del primo fotogramma ed innescare il numero 1 nel contatore bloccando l’avanzamento. Ancora oggi, nelle TLR moderne, si utilizza invece una linea sul retro della pellicola che segnala il primo fotogramma…

L’operatività è un po’ scomoda finché non ci si prende la mano: l’inquadratura si effettua osservando dall’alto, nel “pozzetto”, un’immagine speculare, tenendo la macchina con le mani all’altezza del ventre. Agli inizi è difficile inquadrare, dato che l’immagine nel mirino si muove al contrario rispetto agli spostamenti della macchina. La scelta delle combinazioni tempo/apertura si effettua con due rotelle poste sul frontale tra i due obbiettivi. Sul dorso c’è una interessante tabella delle coppie di valori tempo/apertura che danno la stessa esposizione. Sulle più recenti Rolleiflex è stato installato un esposimetro al selenio, il cui indicatore e disposto in corrispondenza della ghiera per la messa a fuoco, da utilizzare con la mano sinistra. L’mmagine quadrata costringe anche a rivedere le basi della composizione, per chi fosse normalmente abituato a comporre immagini verticali od orizzontali.

Di contro, il solo visualizzare l’inquadratura nel pozzetto, in un mirino luminosissimo grande quanto il fotogramma, è uno spettacolo di per sé. La precisione di questa macchina e delle sue ottiche fa la differenza rispetto alla qualità anche molto alta che si riesce ad ottenere con delle reflex a 35 mm. Queste caratteristiche fecero della Rolleiflex la macchina professionale per eccellenza negli anni 50-60, usata da artisti e professionisti, come pure il personaggio di Paparazzo nel film La Dolce Vita di Fellini.

Il modello in mio possesso è la 2.8F (Model K7F), prodotta dalla Rollei dal giugno 1960 al posto della 2.8E, fino all’ottobre 1981, quando fu sostituita dalla 2.8G . Monta il precisissimo obbiettivo Zeiss Planar da 80 mm f/2.8 ed è dotata di esposimetro al selenio. Ne esistono in tutto 82800 esemplari, il mio è il modello K7F2, numero di serie 246xxxx, quindi del 1966*.


FontiLa Rolleiflex su wikipedia.org
La Rolleiflex su camerapedia.com e su ganjatron.net
La Rolleiflex su cosmonet.org
*La serie A – F su rolleiclub.com

Rolleiflex 2.8 collection

RisorseRolleiflex 3.5 2.8F manual (pdf)

Riparazioni:

MPR F.LLI ROSSI – www.mprrossi.it