Spin the black circle!

spintheblackcircleCosì cantavano i Pearl Jam nel lontano 1994, nel loro album Vitalogy, il primo dei loro che ho comprato, ma in formato CD. Mentre il “black circle” è il disco nero, quello in vinile. Hanno scritto una canzone apposta per decantare le lodi del loro supporto musicale preferito. Beh, che dire, sono miei coetanei e sono cresciuti con i dischi in vinile, i 33 giri, i 45 giri, il mangiadischi, ecc. Tutto molto bello. Ma oggi? Ne vale ancora la pena? Sono in tanti a pensare di no, davvero molti. Eppure da qualche anno le vendite dei CD sono in calo costante; quelle degli LP crescono. Intendiamoci, non si parla di sorpasso, non accadrà mai. Ma c’è una possibilità: che il CD scompaia definitivamente distrutto dalla musica liquida, quella su file, l’LP no… 😉

Così come continuo a scattare fotografie anche con pellicola, insisto nel continuare ad utilizzare il vinile. Comprai anche il 33 giri dei Pearl Jam “Vitalogy” ed anche altri dei loro, nonostante avessa già i CD (una cosa davvero inutile, credetemi – ma allora volevo fare delle comparazioni). Sarà la mia età “vintage” 1964, ma proprio non riesco ad abbandonare l’ascolto su vinile. Lo ammetto, il bello è anche il rituale: scartare il disco, estrarlo dalla sua custodia, pulirlo, posizionare la testina e guardarla scendere attendendo l’inizio della magia… Come può un CD far dimenticare tutto questo? Lo fa, lo fa: tutto il rituale di cui sopra oggi metterebbe “il nervoso” a molti; con la fretta che abbiamo, doversi mettere pure a pulire un disco prima di ascoltarlo….! E poi doverlo girare alla fine del lato A? Ma scherziamo? E tutti quegli scricchiolii dove li mettiamo? Che noia! Butta dentro un CD e via! Fatto! Chi ha tempo per le spazzoline, il panno antistatico, le regolazioni di cui ha bisogno il “piatto”?!

Anche ai miei occhi di adolescente appassionato di astronomia ed attratto dalla fantascienza, il futuro “disco laser”, il CD che avrebbe sostituito il vinile per sempre, sembrava uscire dai miei sogni, ma ero pure affascinato dagli orologi a cristalli liquidi, ritenendo quelli a lancette obsoleti, nonostante mio padre avesse previsto che più in là avrei preferito quelli analogici (a parte il fatto che sono anni che non uso più l’orologio, aveva ragione lui!). Per un bel po’ anch’io ho ascoltato solo CD, felice dell’assenza del rumore di fondo, convinto della purezza del suono digitale. Tutto fumo negli occhi…

Crescendo, leggendo, ascoltando, pian piano ho capito che forse forse il vinile non era poi così sorpassato. Avevo ancora i mei dischi da qualche parte ed il mio impianto era decisamente migliorato nel tempo, adesso era in grado di mettere in luce i difetti di una registrazione. Un amico aveva buttato in soppalco un vecchio Thorens e mi dispiaceva vederlo così: lo adottai e la vita (musicale, intendiamoci) cambiò! Non ho abbandonato il supporto digitale, ho ancora molti CD. Eppure, nei rari momenti in cui ho il tempo di mettermi ad ascoltare un po’ di musica, ho molta difficoltà a scegliere un titolo su CD; alla fine mi ritrovo a ripetere il rituale del vinile ed ascolto con molto più piacere la musica da supporto analogico. Ammetto che i titoli che ho su vinile sono un po’ diversi da quelli che ho su CD: sui primi ho prevalentemente jazz e anche poca classica (in amumento), su CD la maggioranza è rock; quindi probabilmente il motivo è che “maturando” comincio ad apprezzare di più generi musicali diversi da quelli del periodo in cui ho accumulato la maggior parte dei CD.

Intendiamoci: non è che il CD suoni male in sé. Quello che suona male sono le cattive registrazioni, e le cattive registrazioni sono sempre esistite, dai Rolling Stones (famosi per questo) agli U2. Oggi poi si comprime la dinamica del segnale musicale con molto più accanimento del passato: è facilissimo ritrovarsi tra le mani un CD che suoni male (occhio alle riedizioni rimasterizzate!). Per quel che riguarda l’offerta odierna su vinile, viene da chiedersi chi, al giorno d’oggi, sappia davvero come vada inciso un disco, cosa che era un mestiere a parte quando era l’unico supporto. Il mio problema attuale è che qualche anno fa ho dovuto accontentarmi di un lettore DVD come sorgente digitale, mentre il mio Thorens ha goduto pure di una bella messa a punto. Non che fosse un DVD qualunque, è uno di quegli economicissimi lettori Oppo che tanto fecero parlare qualche anno fa grazie ad una sonorità davvero eccezionale per il loro prezzo. Eppure l’ascolto del giradischi è sempre stato più godibile. Ora che l’impianto è in una stanza che reputo la migliore tra quelle dove ha finora suonato, le differenze sembrano essere esaltate e l’ascolto dei CD non mi soddisfa più a pieno.

Che fare? la realtà dei fatti è che il mio attuale lettore digitale non è all’altezza del resto dell’impianto, che meriterebbe certamente un giradischi digitale dedicato e di un certo pregio. Ma abbiamo appena detto che il CD tende a scomparire: il download illegale è attualmente la forma più diffusa di fruizione della musica, con tanti saluti ai diritti d’autore ma anche alla qualità dell’audio, visto che la quasi totalità è scaricata in formato MP3, un formato che comprime il contenuto musicale per ridurre le dimensioni dei file. Credetemi, con un impianto HiFi vero la musica compressa fa passare la voglia di ascoltarla (lo ripeterò fino alla noia: HiFi vero non significa Home Theater con 5 o più diffusori, significa stereofonia – 2 canali! Abbiamo o no due sole orecchie?). Esistono formati compressi che non sono poi così male, come ad esempio, quello utilizzato da iTunes della Apple: una grande vastità di titoli è acquistabile e scaricabile in un formato compresso decisamente superiore all’MP3, che poi può essere masterizzato su CD all’occorrenza. Lascia comunque a desiderare rispetto al CD “normale”. Il punto è che il futuro va certamente verso l’abbandono del supporto fisico, solido, tanto che la musica su file è stata definita “musica liquida”. Per chi come me tiene molto alla qualità sonora di ciò che ascolta, esistono i formati digitali non compressi: il file è molto più grande e lungo da scaricare, occupa quindi molto più spazio nell’hard disk, ma suona davvero bene, se si dispone di un adeguato convertitore digitale-analogico (non vi venga in mente di connettere l’uscita audio del computer all’amplificatore HiFi credendo di ottenere alta fedeltà!). Pare che possa suonare anche molto meglio di un lettore CD dedicato, specialmente se si acquistano titoli in formati anche superiori a quello del CD (quindi ancora più pesanti e costosi). Ma io non sono certo di essere un “suonatore di file”, come già mi sono chiesto in un altro post: se amo il contatto fisico col supporto vinilico, perché dovrei preferire l’etereo file al CD? Forse perché non ho mai ascoltato musica liquida di qualità? E’ molto probabile…

La domanda è quindi: ha senso migliorare il mio ascolto digitale acquistando un vero lettore CD dedicato (non un DVD che faccia anche quello), di fascia elevata tanto da onorare il resto dell’impianto e farmi tornare la voglia di ascoltare i CD? La ragione mi dice che investendo una cifra analoga (o anche inferiore) in un buon convertotore digitale-analogico (DAC), anche usato, potrei finire per smettere di usare l’attuale Oppo e suonare i miei CD col MacBook, che, collegato ad un buon DAC, pare sia una sorgente audio sopraffina; soprattuto se pian piano estraessi l’audio dai dischi per suonarlo dall’hard disk, supporto ben più preciso in lettura rispetto al CD. In più, collegando l’Oppo al convertitore ne dovrei migliorare le qualità sonore comunque (ma bisogna che mi accerti che il DAC che andrei a comprare sia ben superiore a quello interno dell’Oppo!). Se un giorno avessi Sky, potrei connettere anche il decoder allo stesso DAC, così come una Apple TV che potrebbe far suonare i file sul MacBook in wireless. E se un giorno l’Oppo stirasse le zampe potrei risolvere con un nomalissimo lettore DVD da due soldi da usare solo come meccanica e per i film. Insomma, un DAC esterno sarebbe la scelta più versatile, quindi forse la più intelligente.

Ma io sono un suonatore di file? Mi piace l’idea di far suonare un computer nell’impianto HiFi, giocando con le playlist, le copertine a schermo, piuttosto che con i dischi fisici? Quanto spazio salverei in casa! Ma quanto ne occuperei sugli hard disk? (Mi sto ancora ripetendo rispetto all’altro post già citato. Questo blog è un posto dove voglio potermi sfogare in libertà, non pretendo di essere letto, se vi annoio chiudete pure la finestra del browser!). Quanto mi va di gestire una libreria di file audio di notevoli dimensioni? La preoccupazioni di un guasto informatico mi costringerebbe a fare copie su copie. Non mi alletta molto la cosa…

E ripenso al vinile. Se prima si viveva bene con soli dischi di vinile, perché oggi non si può vivere con i CD? Certo, la musica liquida ha tutto il potenziale di surclassare in qualità audio quella su CD. Ma il mio giradischi analogico potrà essere aggiornato per molto tempo ancora: basta metterlo ancora meglio a punto per riuscire ad estrarre ancora più dettaglio dai solchi. Un giradischi analogico migliora molto anche soltando con i giusti supporti, magari isolandolo meglio mettendolo su una base più solida. Aggiornando il braccio di lettura le prestazioni musicali possono elevarsi sorprendentemente. Un testina più costosa può aprire orizzonti nuovi. Lo stesso piatto può essere cambiato un giorno con un modello superiore, lasciando comunque sempre indietro un povero lettore CD, a meno di non potersene permettere uno che costi almeno 2 o tre migliaia di euro!

Insomma, il digitale è limitato alla quantità di “numeri” registrati nel file o incisi sul supporto ottico. Più di quello non si può estrarre. I solchi del vinile invece possono nascondere interi universi audio, che rimarranno nascosti finché non si riesce a migliorare le condizioni o gli strumenti che ne consentono l’estrazione. E’ una cosa che la maggioranza della gente ignora. La dinamica, l’estensione (si, anche del basso!) e l’immagine tipici del vinile sono irraggiungibili dal CD, che può avvicinarsi a quelle prestazioni solo a costi enormemente superiori. Vi assicuro che alla fine i click che a volte si ascoltano sui vinili diverranno ininfluenti, quasi piacevoli…