Le passioni servono poi a qualcosa…

Come è evidente da questo sito, sono sempre stato una persona dai molteplici interessi. Non mi sono mai focalizzato su un solo oggetto. Ho bisogno di variare, spaziare. Per me fare sempre la stessa cosa è un po’ come essere in prigione. Chiaramente, chi concentra tutte le energie su un solo argomento ha molte possibilità di avere successo in quel campo. Io mi sono sempre autocriticato per aver disperso le mie energie su tante cose senza farne mai una davvero al meglio. Poi qualcuno mi ha fatto notare che esistono anche e pentatleti e decatleti. E’ una caratteristica personale. E al giorno d’oggi devo dire che è stata la mia fortuna…

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La mia Stratocaster vintage dopo 3 anni

IMG_4859Fender ha appena lanciato i nuovi modelli vintage made in Mexico di Stratocaster, Telecaster, Mustang e bassi a prezzi accessibili. Come le Classic Series che sostituiscono, sono prodotte quasi come si faceva una volta in California, cioè negli anni ’50, ’60 e ’70. Ci sono una pletora di video su YouTube su questa nuova serie MIM e una delle star più importanti è la Surf Green 50s – proprio come quella che possiedo. Dopo tre anni passati a giocarci e ad armeggiarci un po’, sono arrivato a capire e ad amare la mia Classic 50s Strat. Sono sicuro che non sia una chitarra inferiore alla nuova Vintera e le modifiche che sono state fatte sono sicuramente facilmente implementabili anche sul mio esemplare. In realtà, l’unico pensiero che mi dà veramente fastidio è che la mia Strat non rimanga intonata dopo i bending. Ma ci sto lavorando…

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Siate artisti, adesso!

Tengo molto ai concetti espressi dallo scrittore coreano in questo suo illuminante discorso a TED. Suono la chitarra e canto in un gruppo che fa cover rock e spesso ho dovuto ascoltare battutine che facevano riferimento a ricordi adolescenziali, a bambini poco cresciuti, all’inutilità della cosa – tanto chi vi si fila? Beh, il punto è completamente diverso. Lo facciamo per noi stessi. L’arte è fine a se stessa. Ognuno di noi avrebbe bisogno di praticare una propria arte, non è necessario che sia il nostro lavoro. Noi nasciamo con l’arte innata, i bambini la praticano spontaneamente, poi viene loro insegnato questo ritornello comune, bisogna studiare, lavorare, prendersi le responsabilità. L’arte è lasciata agli artisti. E perché? Sarebbe sano essere capaci di praticarla parallelamente ai nostri doveri. Fa bene alla mente e all’anima. Chi lo fa ha meno problemi ed affronta meglio gli ostacoli che la vita ci pone davanti. Parlo per esperienza diretta…

Quindi vi consiglio di lasciar stare le mie parole e proseguire la lettura di questo estratto dal discorso di Young-ha Kim, oppure godersi il video integrale qui sopra.

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Essere davvero se stessi

tumblr_oav00tykwc1vpv2xso1_400Pochi di noi hanno la fortuna di essere davvero se stessi. I più fortunati perlomeno “sanno” chi sono veramente, anche se in realtà non sono se stessi. Ho sempre ammirato le persone che hanno fatto della loro passione il proprio mestiere. E’ molto difficile riuscirci, a meno che la tua passione non sia lavorare per una banca o essere un impiegato statale: studi e ti impegni per trovare un lavoro e sei a posto. Ma se volessi fare, che so, il pittore? Il mondo intero ti dirà che è una follia, morirai di fame, hai bisogno almeno di un piano B, ecc. Ma quelli che continuano e riescono a farlo sono quelli che non hanno ascoltato…
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Suonare la chitarra in un gruppo di attempati…

MusicBox21giugno17Volevamo chiamarci i Colesterock, gli Attempati, gli High Pressure, gli Arythmics. Ma siamo i Music Box. E io, ex geologo di una compagnia petrolifera, padre di famiglia, ormai oltre il mezzo secolo di vita, che cosa ci faccio qui? Ormai neanche lo sognavo più. Io in un gruppo rock? Roba da ragazzi! La mia chitarra sarebbe stata sempre con me anche se l’avessi suonata raramente, così, per ricordare la passione di gioventù. Ma niente di più. Ho altro da fare ormai.

Le ultime parole famose…

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Siamo le nostre passioni – scusate lo sfogo…

tumblr_oav00tykwc1vpv2xso1_400Quando ero bambino ero noto per essere quello che cantava le canzoni imitando con la bocca anche le parti musicali, i suoni degli strumenti. Ricordo i miei zii divertitissimi mentre reinterpretavo le mie cover di Tanto pe’ canta’ di Nino Manfredi, Azzurro di Adriano Celentano, Rumore di Raffaella Carrà, e così via… Eh no, perché anche se erano gli anni 60/70 nessuno mi aveva introdotto alla vera musica, quella dei Rolling Stones, dei Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Doors, Pink Floyd.  Continue reading