La rivoluzione IBM

Dopo aver visto il successo dell’Apple II. l’IBM decide di entrare nel mercato del personal computer. Il 12 agosto 1981, immette nel mercato un personal computer che rivoluzionerà il mondo dell’informatica: il PC IBM o IBM 5150. Come l’Apple II e l’S-100, era basato su una architettura aperta basata a schede, che permetteva a terze parti di sviluppare per esso.

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L’IBM PC del 1981

Nella sua prima versione era dotato di microprocessore Intel 8088 a 4,7 Mhz, che conteneva 29000 transistor. Il primo modello usava una cassetta audio cassette per salvare i dati, sebbene ci fosse una costosa opzione floppy disk. Mentre il progetto del PC originale poteva ospitare solo fino a 64k sulla scheda madre, l’architettura era capace di sfruttare fino a 640KB di RAM su ulteriori schede. versioni successive aumentarono il limite su scheda madre a 256K. Non vi era un disco rigido, al massimo due drive per floppy disk da 5.25″ a 160Kb, un monitor a fosfori verdi.

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L’IBM XT del 1983

Il progetto originale PC fu seguito nel 1983 dall’IBM XT, notevolmente migliorato; abbandonato il supporto per le cassette, aveva più slot per le schede aggiuntive ed era disponibile l’opzione disco rigido. Sebbene il limite progettuale della memoria rimaneva a 640K, le versioni successive erano più facilmente espandibili.

Sebbene sia il PC che l’XT includessero una versione del linguaggio BASIC in una memoria read-only (ROM), molti avevano dischi e giravano con un sistema operativo su disco: il DOS (Disk Operating System). Come abbiamo visto, era stato derivato come variante del CP/M-80 della Digital Research. Il primo a svilupparlo fu Tim Patterson della Seattle Computer Products, ma solo come prodotto interno per testare la nuova scheda CPU 8086 della SCP per il bus S-100. Il DOS non girava sulle CPU 8080 o compatibili, necessarie al CP/M-80. Era chiamato QDOS, tra diversi altri nomi. Microsoft ne ottenne una licenza dalla SCP, fece dei cambiamenti e vendette il risultato alla IBM, con il nome di PC-DOS, per i nuovi “PC” equipaggiati con CPU 8088 (internamente identici agli 8086) ed a molti altri produttori hardware. In questo caso era venduto come MS-DOS.

Il costo di questo PC era elevato (circa 3.000 dollari), la capacità di elaborazione bassa, la possibilità di gestire grosse moli di dati era legata all’acquisto di costosissimi dischi rigidi, o unità a nastro esterne. D’altra parte come tutti i prodotti IBM era una macchina solida e affidabile, che godeva dell’ottima assistenza IBM, che garantiva un livello di servizio impensabile per gli altri costruttori di microcomputer e personal computer dell’epoca; era espandibile tramite un bus interno per schede di espansione, caratteristica che oltre al PC IBM solo l’Apple II allora possedeva. In una parola, mentre il resto degli home/personal computer di allora non riusciva a scrollarsi di dosso una certa immagine da “tecno-giocattoli”, il PC IBM nasceva invece come una macchina “seria”, con cui poter lavorare.

All’epoca fece furore, vendendo 50.000 pezzi in un mese e 200.000 in un anno, cifre enormi per il mercato dei computer di allora: l’economicissimo e contemporaneo Sinclair ZX80 vendette 70.000 unità in un anno. Anche se non era la miglior macchina tecnologicamente avanzata disponibile (vedi Apple II), l’esperienza e il nome dell’IBM, assieme all’aspetto austero e professionale del 5150, ne fecero lo standard de facto nell’industria del personal computer.

Dato che l’IBM PC era basato su circuiti integrati relativamente standard ed il progetto a base di schede e slot non era registrato, il vero cuore del progetto era in pratica il software BIOS immagazzinato nella ROM. IBM forniva assieme al PC anche gli schemi elettrici, ed il listato del sistema operativo era facilmente ottenibile.

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Il primo PC compatibile IBM, della Compaq

Così le industrie informatiche delle “tigri orientali” (Taiwan, Singapore, ecc.) si misero subito al lavoro per clonare il PC IBM. Dalla clonazione, cioè la duplicazione, il passo per la produzione industriale dei cloni fu brevissimo. In pochi anni il mondo fu invaso da enormi quantità di PC clonati, dalle prestazioni sempre più brucianti e dai costi sempre più bassi. La Compaq fu la prima ad approfittarne per creare il primo PC compatibile IBM (in alto). Presto altri seguirono e ciò contribuì al successo delle architetture IBM.