Domani esce la Giulia…

giulia-leoArgomento futile, lo so, ma non è tanto di automobili che vorrei scrivere (anche, ma non solo). Per me la famosa Alfa Romeo è sinonimo di ricordi. Non che ce ne sia stata mai una in famiglia, ma era la mia auto dei sogni quando ero bambino. Ora che un bambino ce l’ho io, ecco che la Giulia torna sulle strade. La regina delle auto degli anni 70, un periodo così di moda oggi con la mania per il vintage che dilaga. Si stava meglio allora? Non credo, erano gli anni di piombo, non dimentichiamocelo. Ma forse le speranze di un futuro migliore erano maggiori, molto maggiori. Ed è forse quello che oggi ci manca da morire. Diventiamo nostalgici di quel periodo, di cosa si faceva, si ascoltava …e si guidava in quegli anni. Che la Giulia ci riporti la speranza?

alfa_romeo_giulia_1974_pictures_1Quando è nato mio figlio pensai che sarebbe stato circondato dalle stesse auto di quando ero bambino io (ovviamente i modelli odierni): il Maggiolino c’era già da un pezzo, poi seguì la Mini. Mi chiedevo allora come la Fiat potesse non immaginare che successo avrebbe avuto una nuova 500 ridisegnata con tecniche attuali, dimensioni maggiori ma forme fortemente ricordanti la piccola utilitaria degli anni 60-70. Ce ne hanno messi di anni per arrivarci! Ed il successo, come avrei garantito io quasi 10 anni prima se solo mi avessero interpellato ;-), è arrivato eccome! In seguito la Citroen tirò fuori una C3 con le colorazioni “charleston” della mitica 2 Cavalli; più in là commercializzò alcuni modelli DS che poco ricordavano la favolosa vettura rivoluzionaria ribattezzata “ferro da stiro”. Poi Alfa Romeo rispolverò l’idea della Giulietta, ALFA-ROMEO-GIULIETTA-SPRINT-I-SERIE-big-972878161che negli anni 50 aveva stupito il mondo: nessuno aveva mai visto un’auto così. Figurarsi che è bella ancora oggi! Era stata chiamata così per una battuta di ispirazione shakespeariana in una riunione dei vertici Alfa Romeo, in cui qualcuno disse “Tanti Romeo e nemmeno una Giulietta…!”. Sempre poche le donne nei consigli d’amministrazione. Figuriamoci negli anni 50…

Ed ecco che torna anche la Giulia, che fu l’erede della Giulietta. Eredità difficile. La Giulietta era avveniristica per l’epoca. Duro compito quello di creare una sostituita. Ma Alfa Romeo ci riuscì alla grande! La Giulia fu un successo enorme. Le prestazioni erano al top della categoria. La concorrenza doveva misurarsi con essa. Anche sulle piste la Giulia, “l’auto che vince”, “disegnata dal vento”, dominava la scena, specie nella sua versione coupé, la favolosa GT che nel 1966 esordì negli USA umiliando grosse Dodge da 5000 cc con i suoi piccoli motori da 1600 alfa-romeo-1750-gt-veloce-anteriorecc. Alcuni appassionati americani se le comprarono seduta stante, a fine gara! Erano i tempi in cui l’Italia insegnava al mondo a fare automobili. Bisogna dire che molti hanno pure imparato bene: quando la Volkswagen acquisì Audi negli anni 60 aveva in mente di farne la sezione sportiva; l’amministratore delegato di allora disse che voleva fare di Audi l’Alfa Romeo tedesca. In seguito la stessa VW ispirò la sua mitica Golf indovinate a chi? Alla Fiat 128, che Giugiaro, incaricato di disegnare il primo modello della compatta tedesca, vide smontata negli hangar VW con gli ingegneri tedeschi che se la studiavano quale riferimento della categoria.
Parecchie tecnologie utilizzate ancora oggi nelle auto moderne che vanno tanto a ruba nel nostro paese, specialmente se tedesche, vengono dalle innumerevoli innovazioni Alfa Romeo, quindi Made in Italy.

Da molti anni invece l’auto italiana è diventato sinonimo di bassa qualità. Gli italiani amano denigrare le Fiat, ridendo dei problemi tecnici sofferti e di come qualunque tedesca sia superiore. Del resto, con un paese che sembra andare a rotoli su diversi fronti, perché qualcuno dovrebbe ancora apprezzare i prodotti di una nazione che non funziona più in parecchi campi? La moda, il cibo e l’arte sono ancora apprezzati. I ricercatori e gli imprenditori italiani alfa-ferrarihanno grandi successi all’estero. Le auto italiane come Ferrari (il marchio più noto al mondo in assoluto, più di Coca Cola ed Apple), Maserati, Lamborghini, sono apprezzatissime in tutto il mondo. Forse vale la pena ricordare che Ferrari (che nacque dalla squadra corse Alfa Romeo) e Maserati appartengono al gruppo Fiat, ma nessuno si sogna di chiamarle “Fiat-rari” o “Mase-fiat”, mentre le battute sulle “Alfiat” si sprecano. Tutto questo avrà avuto una sua influenza sul fatto che le auto italiane in Italia vendono meno delle tedesche? Se gli italiani non li comprano, la Fiat non può produrre una varietà di modelli invendibili. Ma chissà se viene prima l’uovo o la gallina…

La Giulia riuscirà a cambiare tutto questo? Nelle speranze del nuovo gruppo FCA, sì. L’idea di rivalutare un marchio ancora molto apprezzato nel mondo (il gruppo VW ha fatto i salti mortali per acquistarlo) è stata molto buona. La Fiat ha in casa le tecnologie giuste: tecnici Ferrari e Maserati hanno lavorato sul nuovo progetto, i motori saranno tutti Made in Italy, le Giulia saranno assemblate in Italia e finalmente tornerà la trazione posteriore. Ci si aspetta molto da questa Giulia, così come molto ci si aspettava da quella originale. alfa-romeo-giulia-teaserE’ intelligente anche il richiamo agli anni 70: è girata la voce che la nuova Alfa avrebbe avuto un nome numerico, tipo Alfa 100. Speriamo di no. Sebbene faccia riflettere constatare che ci si riferisce molto al passato, come se non si riuscisse più a inventare nulla di originale, il richiamo alla vecchia Giulia è un’ottima idea. Come lo sarebbe anche quella di una ammiraglia chiamata Alfetta. E magari anche di un ritorno alle corse…

Sono cosciente del fatto che la mia fascinazione per il ritorno di un vecchio mito non sia altro che la nostalgia del periodo in cui ero giovane. Accade a tutti, immagino. Mio padre è un poliziotto in pensione. Quando ero bambino me lo immaginavo sfrecciare per le strade di Roma con la Giulia. Date le prestazioni superiori, le giulia1600padova_bigforze dell’ordine sceglievano da tempo Alfa Romeo e così facevano anche i malviventi. Il cinema d’azione italiano di quei tempi è pieno di inseguimenti tra Alfa Romeo. Per un bambino come me, come tanti affascinato dalle automobili e dalle macchinine, la tanto osannata Giulia divenne presto un mito. Sognavo che un giorno mio padre la acquistasse per poterci andare in giro. Non è mai accaduto. Solo pochi anni fa fui io ad acquistare la prima Alfa Romeo, una 156 per la famiglia, una Sportwagon, una “Alfiat” a trazione anteriore che ormai ha più di 10 anni… Beh, non è un’Audi, non è una BMW. Per fortuna. Le sue coetanee teutoniche non possono neanche starle vicino in quanto a linee ancora attuali. La maggior parte degli automobilisti italiani non avrebbe dubbio sul contrario. E sarebbero anche convinti della maggiore affidabilita: lo avete sentito il ritornello? “Audi e BMW sono un altro pianeta”. alfa-vsMa fatemi il piacere! Non ho mai avuto un problema serio con la mia Alfa, solo ordinaria amministrazione. Questa ordinaria amministrazione, ne sono certo, mi sarebbe costata il triplo se avessi avuto un’Audi o una BMW, per non parlare di una Mercedes. Ma agli italiani piace così: spendo di più, così sono più fico e ho una affidabile auto tedesca (magari sono gli stessi che odiano la Merkel e l’austerità); poi al semplice tagliando ingoiano il prezzo assurdo convinti che stanno spendendo per la qualità superiore. Se poi capita un vero guaio (perché capita anche alle tedesche, eh!) allora sono davvero dolori! Ma il tipico automobilista di questo tipo non si lamenta, quasi a voler giustificare l’aver sborsato di più per una tedesca. Poveri illusi. Peccato che il loro comportamento danneggi l’intero paese…

15-a4L’unica vera differenza tra i marchi tedeschi e l’Alfa è la disponibilità di modelli e motori, neanche paragonabile. Se oggi un automobilista volesse acquistare una berlina o station wagon media italiana non la troverebbe. Non esiste. Questo è innegabile. Qualche anno fa avrebbe avuto l’opzione di acquistare una Alfa 159, un’ottima auto, cosa riconosciutale su più fronti, dalle riviste specialistiche ai test televisivi. Niente da invidiare a nessuna auto straniera, semmai è il contrario (l’avantreno delle Alfa 156 e 159 è di derivazione sportiva, emulato senza successo da VW). Eppure ha venduto molto poco, tanto che Fiat ha smesso di produrla ben prima dell’uscita della sua sostituta, la Giulia.

LaGiulia

Il cinema italiano ha recentemente riproposto il mito della Giulia in una vivace commedia che ha come protagonisti dei quarantenni alle prese con la crisi attuale, persone diverse che si ritrovano a dover affrontare un grosso cambiamento di vita nel tentativo di sfuggire all’insoddisfazione e al fallimento. Anche qui, in Noi e la Giulia, la vecchia berlina Alfa Romeo è un po’ simbolo di ripresa, di cambiamento, di reazione ad una situazione impaludata, magari con un “piano B” per venire fuori dai guai.

Ma domani esce la Giulia e le cose cambieranno. Chissà…

Io non potrò certo acquistarla, ma non è per questo che l’attendo. Sono molto curioso. Vorrei vedere un settore del Made in Italy, una volta stimato per la sua qualità, rinascere dalle sue ceneri, quasi a dare speranza ad altri settori in un momento così diffcile, che sto vivendo davvero sulla mia pelle. La Giulia richiama immagini lontane, quasi in bianco e nero, di un tempo che non c’è più, di persone che non esistono più. Le auto di allora erano completamente diverse, fatte di metallo, non sempre dalle linee sinuose, scarne negli interni semplici e spartani come la gente dell’epoca. Sì, l’impressione oggi è che si stava meglio ieri. Rivogliamo la 500 e la Giulia, rivogliamo la Lira, le frontiere e la guerra fredda. Siamo sicuri? L’austerity non ce l’imponeva la Germania ma i produttori di petrolio. Non eravamo più sicuri di oggi: attentati ed omicidi, rapine e stupri erano certamente più annidipiombonumerosi, solo che non c’erano immigrati da accusare e, visti oggi, ci sembrano meno eclatanti. Eppure se la gente volesse leggere le statistiche, fidarsi dei numeri piuttosto che delle proprie paure e della demagogia, capirebbe che i crimini, in particolare gli omicidi, si sono quasi dimezzati dagli anni 90 ad oggi (figuriamoci dagli anni di piombo). Eppure la percezione è che si sia più a rischio oggi. Ma è solo l’immensa facilità di comunicazione odierna che crea la sensazione di essere in guerra. In guerra lo si era negli anni 70, tra manifestazioni dei lavoratori e degli studenti agli attentati terrorisitici, alla minaccia della guerra nucleare. Si stava davvero meglio? Non credo. Ma ripeto: allora era più facile sperare in un futuro migliore. Oggi il futuro spaventa di più.

Speriamo che la Giulia si porti via le paure e ci restituisca i sogni.


Poi la Giulia è uscita per davvero: